Concordato Preventivo

Mercatone uno in concordato preventivo?


Il crollo dei consumi ha investito anche Mercatone Uno, aprendo la strada al concordato preventivo con la domanda prenotata di ammissione al Tribunale Bolognese a Gennaio.
Si parlava della possibilità di trovare un accordo con i creditori che potesse garantire la continutià aziandeale e portare all'applicazione del nuovo piano aziendale della AlixPartners.
Il piano, si diceva, avrebbe dovuto avere dei nuovi investitori, volenterosi di puntare sul marchio che ha fatto storia nel settore degli arredi low cost, famoso in tutta Italia. Era nato un vero e proprio impero con 85 punti vendita e undici milioni di clienti per tremila settecento dipendenti. I debiti hanno, però, raggiunto i 435 milioni di euro, con un fatturato che, sempre variabile negli ultimi anni, nel 2014 è sceso a poco più di mezzo miliardo, come dato di preconsuntivo.

La situazione non era affatto facile da sostenere

Per questo il concordato è parso l'unica strada percorribile per individuare nuovi partners e preparare un programma di sviluppo. Nel frattempo si era provveduto a trattare altrettanto con i sindacati. “Il nostro obiettivo – spiegava il presidente del gruppo Alessandro Servadei - è quello di salvaguardare al massimo i livelli occupazionali, tenendo conto che c'è un piano di rilancio che andrà valutato con i nuovi investitori”.

Servadei è il commercialista che dovrà seguire la procedura concorsuale, con accanto il consulente legale Diego Rufini. E' stata pubblicata anche una nota aziendale: “Una scelta imposta dal perdurare della crisi e dal continuo calo dei consumi particolarmente grave nel settore dei beni durevoli – chiariscre Mercatone Uno, controllato dagli imprenditori Luigi Valentini e Romano Cenni, azionisti di maggioranza - che ha determinato, a partire dalla ripresa autunnale dell'attività, una costante riduzione del fatturato, il tutto aggravato dal contesto deflazionistico a cui conseguono prezzi di vendita sempre più bassi e perdita di marginalità”.

Le origini della crisi

La congiuntura di grande negatività risale alla prima metà del 2014, tanto da portare i vertici dell'azienda a ridimensionare celermente i piani di sviluppo. La rete dei punti vendita si è rimodernata per soli 26 negozi. L'ammissione al concordato preventivo potrebbe portare a migliorare asset dell'azienda, continuità dei servizi e sopratutto lavoro. L'ammodernamento della rete dei punti vendita si è infatti fermata a 26 negozi. L'ammissione al concordato preventivo potrebbe a questo punto consentire la migliore valorizzazione degli asset aziendali ma anche la continuità dei servizi nella rete di vendita. Continuità assicurata, peraltro, fino ad oggi.

Il primo round di Febbraio tra azienda e sindacati

Al centro del ciclone ci sono i tre centri Mercatone Uno di Trecate, Caltignaga e Pombia. Il piano di rilancio dell’azienda punta di diamante nel distribuire arredi e casalinghi con sede nel Bolognese passa, dunque, per la necessità di ridimensionare la rete, con i suoi 85 punti vendita. Il gruppo – che ha un marchio che esordì nel 1983 ma attivo già dal 1975 – ha parlato ai sindacati preannunciando la riduzione di circa il 50% della rete. “Per l’azione di risanamento – ha spiegato in due parole l’azienda – si rende necessaria una ridefinizione del numero dei punti vendita che non si sostengono economicamente, che potrebbero essere circa la metà della rete attuale”. Tutto ciò per portare avanti il “percorso di ripresa e attuare il piano industriale di rilancio”. 
Di fronte ai sindacati i vertici aziendali si sono riuniti rimarcando non solo la necessità di ricercare un accordo con i creditori, nonché quella “di un investitore in grado di supportare e dare continuità ai piani in corso di definizione”, e dunque ancora, giocoforza la riduzione dei punti vendita, fermo restando “che l’obiettivo resta quello di salvaguardare i livelli occupazionali”.
Non si fa, dunque, altro che ribadire le parole del neo presidente Alessandro Servadei, che ha assunto la carica pochi mesi fa. Il piano di sviluppo è stato più volte ridimensionato a causa della crisi che ha ridotto il volume d'affari, ha fatto perdere reddito e ha costretto l'azienda a ridimensionare i piani di sviluppo.

Le prospettive dell'ammissione al concordato preventivo

L’ammissione al concordato preventivo potrebbe portare a rilanciare finalmente l'azienda, ma i dipendenti di certo non nascondono la loro preoccupazione. Il 5 febbraio c'è stata una riunione nel centro di Bologna dove ci sono stati tantissimi delegati sindacali e dipendenti arrivati da tutta Italia per avere un confronto con i vertici aziendali. “L’amministratore ci ha parlato di potenziali acquirenti interessati però solo al 50% della rete di vendita”, dicono a gran voce i sindacati ai media bolognesi. Poi c’è la questione degli stipendi (e contributi), che sono sottoposti a ritardo. Il prrossimo incontro fra azienda e sindacati è previsto per il 16 febbraio.


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