Il fallimento delle imprese nautiche in Italia è una delle conseguenze sia della pandemia Covid-19 che di errori dirigenziali compiuti a prescindere dalla stessa. Nel primo caso, le restrizioni sugli spostamenti interregionali hanno dissuaso gli italiani a utilizzare i servizi di trasporto marittimo offerti da una compagnia. Nel secondo caso, i debiti contratti molto tempo prima dai dirigenti e amministratori delegati hanno peggiorato la già precaria situazione finanziaria della stessa. Il fallimento Tirrenia - Compagnia Italiana di Navigazione, di cui si esamineranno le ragioni, potrebbe essere scontato. Oppure no, considerata la sua richiesta di un concordato di qualche ora fa? Questa impresa si salverà? O si inabisserà nei debiti, come ha già fatto il suo competitor, la Perini Navi?
Le imprese nautiche
Prima del Covid-19, il settore marittimo, per quanto concerne il solo trasporto delle merci e dei passeggeri, godeva di un patrimonio di 12,7 miliardi di euro. Inoltre, poteva contare sul lavoro di oltre 48.000 dipendenti. Nel 2020, le crociere sono diminuite del -94,6%, i traghetti del -46,7% e i trasporti locali del -49,2%. L'unico comparto che ha resistito è stato quello del trasporto merci, che ha goduto un incremento del +2,7%. Tra le difficoltà riscontrate, ci sono la congestione dei porti e l'allungamento dei tempi di attesa. A queste si aggiungono il rallentamento delle operazioni legate all'autotrasporto dei container e una maggiore carenza di spazio e disponibilità di attrezzature (fonti: Nomisma e Savino Del Bene).
In termini generali, la causa principale della crisi in questo settore risiede nei spostamenti delle persone sempre più limitati e nel maggior ricorso agli acquisti online. Le norme governative che hanno portato a tali restrizioni sono state nel loro complesso efficaci nel contrastare l'avanzata del Coronavirus. Ma l'economia italiana ha pagato un prezzo altissimo. Molte industrie, soprattutto quelle alberghiere e della ristorazione, hanno cessato la loro attività. Ed è in questo scenario che il fallimento Tirrenia rischia di tenersi luogo. Se il rischio si concretizzerà, sarà il secondo caso dopo quello della Perini Navi. La Corte d'Appello di Firenze ne ha confermato il fallimento proprio questo mese. Infatti, l'aveva dichiarato già lo scorso gennaio (fonte: Sailbiz).
La storia della Tirrenia
Prima di esaminare il fallimento Tirrenia più in dettaglio, bisogna capire come si è arrivati a questo punto. Nata dalle ceneri della Tirrenia di Navigazione, compagnia di Napoli operativa dal 1936 al 2012, la Tirrenia ha iniziato la propria attività introducendo le navi Bonaria (ex Olympia Palace) e Amsicora (ex Europa Palace) nella tratta da Cagliari a Civitavecchia. Dopodiché ha venduto le navi Toscana e Lazio. Sempre nel 2012, ha iniziato a noleggiare la nave Dimonios per un periodo di cinque anni, allo scopo di usarla nelle tratte Cagliari-Palermo, Cagliari-Trapani e Cagliari-Napoli. Nel 2014, Cagliari è diventata la nuova sede legale della Tirrenia (fonti: Trasporto Europa e Il Fatto Quotidiano).
Nel 2015, Vincenzo Onorato è diventato l'unico proprietario della compagnia di navigazione. Questo imprenditore era già noto agli addetti ai lavori, poiché è il proprietario di un'altra compagnia di navigazione, la Moby Lines. Nel 2016, le vicende di entrambe le imprese hanno cominciato a intrecciarsi ufficialmente. Infatti, Onorato ha costituito il gruppo Onorato Armatori SpA, che include anche la compagnia Toremar. Nel 2017, l'imprenditore si è scontrato con la Grimaldi, un'altra compagnia marittima, a proposito degli sgravi fiscali per gli armatori. Il tema riguardava nello specifico l'assunzione di dipendenti comunitari. Le altre compagnie trovavano più conveniente ingaggiarli perché la spesa era minore rispetto a quella per dei dipendenti italiani (fonti: Il Fatto Quotidiano, Webitmag e Il Sole 24 Ore).
La crisi della Tirrenia
Nel 2018, Onorato si è ritrovato con un debito di 712 milioni di euro lordi con i propri creditori. Lo Stato italiano è uno di questi, e il suo credito ammonta a 180 milioni di euro. Lo stesso Stato ha impedito la fusione della Tirrenia con la Moby Lines, un'operazione anomala date le circostanze, depositando un atto di opposizione presso il Tribunale Civile di Milano. Questa mossa è stata intrapresa a salvaguardia del proprio credito. Nel 2019, l'imprenditore è riuscito invece a cedere due navi della Moby Lines che costituivano parte della garanzia del suo indebitamento. In cambio, si è aggiudicato altre due navi più vecchie e 70 milioni di euro (fonte: Il Fatto Quotidiano).
Sempre nel 2019, la Soundpoint Capital, la Cheyenne Capital e la York Capital, tre fondi speculativi, hanno avanzato un'istanza di fallimento verso la Moby Lines presso il Tribunale di Milano. Il loro obiettivo era ottenere un commissariamento prudenziale che tutelasse il loro credito. L'istanza è stata rigettata, ma il Tribunale ha riconosciuto le perplessità sulla compagnia espresse dei tre fondi. Nel marzo del 2020, in piena pandemia, Onorato ha bloccato le navi della Tirrenia in favore di quelle della Moby Lines, dopo che i commissari della prima compagnia hanno proceduto a un sequestro conservativo per bloccare i suoi conti. Lo spettro del fallimento Tirrenia sta incombendo sempre di più (fonti: Il Fatto Quotidiano e Agi).
Il concordato
Nel luglio del 2020, Onorato ha richiesto un concordato in bianco presso il Tribunale di Milano, per evitare che la Tirrenia e la Moby andassero in fallimento. Una compagnia che ricorre a un concordato in bianco, di norma, gode di un periodo di 180 giorni in cui i debiti e i crediti precedenti non vengono garantiti. Tale concordato avrebbe bloccato le richieste di pignoramento cautelativo e le istanze di fallimento avanzate dai creditori. Ma Onorato non ha poi presentato un'istanza di concordato preventivo o una misura simile per ristrutturare il debito. Nell'aprile del 2021, la Procura di Milano ha richiesto il fallimento della compagnia, malgrado Onorato avesse confermato l'intenzione di presentare degli accordi di ristrutturazione il mese prima (fonti: Il Fatto Quotidiano e BeBeez).
Fallimento Tirrenia: scenari futuri
Risale a queste ore la conferma della richiesta di un altro concordato presso il Tribunale di Milano. Per la precisione, si tratta di una domanda in continuità che include la vendita di alcuni asset. Se la richiesta viene accettata, i dipendenti della Tirrenia non correranno il rischio di essere messi alla porta e i clienti continueranno a godere dei servizi della compagnia. In attesa di conoscere la risposta del Tribunale, la Tirrenia ha messo in mare ulteriori navi. Il motivo risiede nell'aggiunta di nuove mete e nel potenziamento di linee esistenti. L'estate, ovvero una delle stagioni in cui c'è la possibilità di guadagnare il maggior profitto, è ormai alle porte (fonte: Unione Sarda).
Fonte immagine: AGI