Centosessanta ettari di terreno, trenta dei quali sono stati utilizzati come capannoni per il trasporto e lo stoccaggio delle merci: poco distante dall’autostrada Roma-Civitavecchia.
Il progetto iniziale
Il progetto iniziale del 2002 prevedeva l’Interporto, ma come già detto, la società fallì in malo modo.
Oggi l’intera area più che essere una innovativa infrastruttura per lo sviluppo del Lazio, è una enorme cattedrale nel deserto: capannoni incompiuti, zone verdi incolte, strutture pericolanti. Cinquemila posti di lavoro contati ma poi sfumati, così come il potenziamento della rete viaria progettato. L’allarme era stato già lanciato tre anni fa dall’assessore all’Urbanistica dell’epoca, Paolo Calicchio del Pd, che denunciava lo stato di degrado dell’intera area e gli errori di progettazione che hanno portato a costruire i capannoni su terreni argillosi e alluvionali, poi sprofondati.
La triste vicenda è ora di fronte al tribunale di Roma, il quale deve dare conto delle varie società che hanno dato vita all’Interporto. Il capitale sociale di Interporto Romano spa è detenuto da Cirf (Consorzio Interporto Roma-Fiumicino) e Ccc (Società cooperativa). Cirf che a sua volta è nel gruppo della Immobiliare Europea e di Ifitel. Maggiore azionista di Cirf è Cisco. In tutte le società è sempre stato presente il nome di Pierino Tulli in veste, a seconda dei casi, di membro del cda, consigliere, presidente. E’ stato denunciato in passato per violazioni fiscali, truffa ai danni di Italease per 17,7 milioni, Tulli salì di livello proprio con Interporto con il rinvio a giudizio per truffa, insieme a Giuseppe Smeriglio (con già all’attivo denunce per reati valutari) e Francesco Crovatto, presidente e direttore generale della società.
Giuseppe Smeriglio è l’uomo del sottosegretario ai trasporti Mino Giachino del governo Berlusconi. Entrambi di Torino riescono ad essere presenti sempre nella stessa società.
Il legame Smeriglio-Tulli e la vicenda
Il legame Smeriglio-Tulli è molto forte e dura dal 2007. Pierino Tulli, imprenditore romano attivo dagli anni ’80 è un esperto di società consortili strutturate a scatole: tante sigle, vari proprietari e spesso un’unica sede operativa e un unico titolare “di fatto”.
Il fatto: il pavimento del mega capannone di 64mila metri quadrati inizia ad abbassarsi di livello, solo in un mese di 50 centimetri, per il terreno argilloso. Da qui la sospensione dei finanziamenti da parte delle banche, l’inchiesta della procura di Roma, e quindi la richiesta di concordato preventivo rigettata dal tribunale che a luglio di quest’anno ha dichiarato il fallimento, considerando che il «possibile» attivo realizzabile di 28 milioni di euro a fronte di un’esposizione passiva di 120 milioni dichiarati non rende possibile nessuna soluzione alternativa. Sarà compito del tribunale fare luce su questo gioco di scatole cinesi e accertare la vera entità dei debiti, con relative responsabilità.
Resta comunque il fatto che l’intera area di Fiumicino è vittima di abusi e truffe. Iniziò il porto turistico che ha condotto all’arresto di Francesco Bellavista Caltagirone per frode e appropriazione indebita, ora l’Interporto. E qualche voce inizia a venire fuori sulla Fiera di Roma sulla Portuense.