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Aste, Phillips chiude i risultati 2016


È stato un anno non straordinariamente positivo, il 2016, per Phillips. La casa d'aste ha infatti chiuso l'esercizio con un fatturato di 567,8 milioni di dollari, in rialzo dello 0,48 per cento: di tale valore della produzione, 500 milioni di dollari sono stati generati dal proprio core business, l'asta, con un calo del 2 per cento, mentre il resto è stato determinato principalmente dalle private sale, in aumento del 19 per cento. Archiviato così il bilancio d'esercizio 2016, la casa d'aste che dal 2013 è in mano al gruppo russo Mercury guarda però al futuro con grande ottimismo, forte di una quota di mercato che è salita dal 6% del 2015 al 9% del 2016.

La casa d'aste opera attualmente in cinque comparti (Contemporary Art, Design, Gioielli / Orologi, Fotografia ed Edizioni), e opera con sessioni a New York, Londra, Ginevra, Hong Kong.

Le dichiarazioni della casa d'aste

"In un anno difficile del mercato e dopo un aumento nel 2015 del 40% delle vendite totali, l’andamento invariato del 2016 non ci preoccupa" - ha affermato Edward Dolman, CEO di Phillips, con dichiarazioni che sono state riportate sul quotidiano economico finanziario Il Sole 24 Ore - "Siamo entusiasti di continuare a guadagnare quote di mercato contro i concorrenti. Abbiamo fatto passi da gigante negli ultimi due anni, grazie alle assunzioni di molte seniority in tutto il mondo, la nuova sede a Londra e le prime aste di successo a Hong Kong. Lo scorso novembre gli ultimi appuntamenti di arte del ventesimo secolo e contemporanea hanno giocato un ruolo significativo nella crescita del 66% delle nostre Evening Sale e ci aspettiamo che il forte impulso possa continuare nel 2017".

Un buon dinamismo per l'Italia

Tra i mercati che hanno visto già qualche novità c'è inoltre l'Italia, il cui direttore regionale è stato recentemente individuato in Clarice Pecori Giraldi, che sulle pagine dello stesso quotidiano ha già ricordato come la casa d'aste Phillips sia una cas d'aste di nicchia, principalmente incentrata sulla vendita di opere d'arte del XX e del XXI secolo, e che offre una piattaforma digitale che parla ai collezionisti e agli acquirenti delle cinque categorie che sopra abbiamo avuto modo di rammentare.

Tuttavia, l'esser di nicchia non significa certamente che la società non guardi al futuro con voglia di stupire. "Possiamo essere elastici e adattarci con grande velocità alle nuove tecnologie offerte dal mercato. Essendo tutte le categorie parte del core business, ogni catalogo ed esposizione viene valorizzato al massimo. Non c’è una serie A e una B e si capisce visitando le nostre esposizioni di foto e di design, veri e propri stage set" - ha di fatti commentato Pecori Giraldi. Che, non a caso, lo scorso anno ha lasciato Christie's con l'obiettivo di contribuire a rendere Phillips la nuova casa d'aste di riferimento per tanti potenziali acquirenti.


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