Si tratta di una strana vicenda di fallimento che dura quasi trenta anni e che ha portato una causa ormai enorme innazi al ministero della Giustizia. La società fallì nel lontano 1985.
Di cosa si occupava la società e come si è svolta la vicenda
L'imprenditore aveva deciso di investire la sua vita, occupandosi di questo per diversi anni, nell'installazione di impianti di sicurezza. Purtroppo, ad un certo punto l'attività è finita in calo, fino a quanto non si è trovato pieno di debiti nei confronti degli istituti bancari e di soggetti privati.
La dichiarazione di fallimento arriva ben presto, ovvero nel 1986
Nel 1986 è il tribunale di Taranto a dichiarare il fallimento dell'azienda del povero imprenditore. Si dà così il via alla procedura di fallimento e viene nominato, come di consueto, il curatore fallimentare. Il signor Salvo non ha più la disponibilità dei propri beni, in questo modo. Gliviene fatto obbligo di presentarsi innanzi al curatore fallimentare o al comitato dei creditore nel momento in cui sarebbe stato chiamato a comparire. Nel frattempo, la sua posizione di fallito viene iscritta nei pubblici registri del tribunale. Viene poi comunicata al casellario penale, alla Banca d'Italia, alla centrale dei rischi, all'albo nazionale dei costruttori e all'albo della difesa. Questa situazione diventa davvero incresciosa per l'imprenditore fallito. Infatti, fino a che durerà la procedura di fallimento e, in ogni caso, per cinque anni dalla dichiarazione di fallimento, quest'ultimo non potrà ottenere crediti, dare inizio ad attività di carattere commerciale, o anche solo, svolgere la professione.
Cosa è successo trascorsi ormai 28 anni: chi è oggi il signor Salvo e cosa fa
Sono trascorsi, ormai, 28 anni. Il signor Salvo, oggi, vive da molto tempo a Parma. Ha fatto crescere la sua famiglia, con una moglie e dei figli. Adesso ha quasi sessant'anni e vorrebbe poter finalmente dar vita ad una propria attività, senza dover chiedere sempre una mano ai propri parenti. Tuttavia non ce la fa, in quanto quella procedura di cui vi abbiamo raccontato che è sorta nel 1986 è ancora completamente in atto.
In 28 anni il signor Salvo non ha posto in essere alcun reato, la sua fedina penale è completamente pulita. Tuttavia, l'aver fallito, è come una triste infamia, un marchio a vita che ha avuto successive gravi conseguenze di una certa pesantezza per esercitare i diritti civili e politici. Nonostante ciò, c'è stata poco tempo fa, una nota sentenza della Corte di Cassazione, la quale ha precisato che la durata ragionevole di una procedura fallimentare deve essere pari al massimo a cinque anni, sette in casi di particolare complessità. Ventotto sono praticamente il massimo aumentato di quattro volte. Lo ha detto anche la Corte d'appello di Potenza, che nel 2008 ha accordato al signor Salvo un indennizzo di 12mila euro di risarcimento per i ritardi della giustizia, come è stato previsto dalla legge cosiddetta Pinto. Ma dal 2008 sono trascorsi praticamente sei anni e la procedura è ancora lì. Il signor Salvo non riesce ancora ad acquisire la sua libertà.
La situazione è stata aggravata dal fatto che nel 2006 la riforma della procedura fallimentare ha eliminato l'istituto della riabilitazione del fallito. La riabilitazione poteva essere in passato richiesta al giudice e dunque concess caso per caso. Ma oggi giorno cosa succede? Che la riabilitazione adesso è automatica quando si conclude la procedura, ma questo solo per i fallimenti che vengono dichiarati dopo l'entrata in vigore delle nuove norme. Qui, però, parliamo di un fallimento di venti anni fa.
Adesso l'imprenditore ha fatto un ultimo tentativo: giocare il tutto per tutto chiamando in causa il Governo
Attraverso l'avvocato Claudio De Filippi, il povero signor Salvo ha citato in giudizio presso il tribunale di Roma la presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero della Giustizia per violazione dei diritti costituzionali e delle libertà sancite dal Trattato di Lisbona tra cui il "Rispetto della vita privata e familiare", "Protezione dei dati di carattere personale", Libertà professionale e diritto di lavorare", "Libertà d'impresa", "Diritto di proprietà" "Uguaglianza davanti alla legge", altresì per la non avvenuta attuazione del Diritto all'oblio. La richiesta è pesante: un risarcimento di 5 milioni per danni patrimoniali, non patrimoniali, biologici ed esistenziali.
Ci sono tante storie come quelle del Signor Salvo, dove intentare una causa contro il Governo diventa l'ultimo tentativo. Spesso tali battaglie restano infruttuose. Ma in fondo, cosa ha ancora da perdere?