Fallimento

Imprenditore vicino al fallimento a Pavia


L'imprenditore così parla:«La mia impresa ha eseguito lavori allo stadio Fortunati che, a distanza di quasi un anno, non sono stati ancora pagati. Così rischio di fallire». La denuncia giunge direttamente dall’imprenditore pavese Luigi Normanno, titolare di un’impresa edile che aveva sede a Brallo di Pregola, e che a seguito di questa storia ha presentato un esposto in procura.
Nelle carte che sono state messe sul tavolo del magistrato si è parlato di lavori che hanno raggiunto i 109mila euro (5mila liquidati), per il rifacimento della rete fognaria, della linea di smaltimento delle acque meteoriche e per sistemare pavimentazione dei piazzali vicino alla tribuna centrale e alla curva sud. I lavori erano stati commissionati ad agosto 2014 e provenivano proprio dal Pavia calcio presieduto da Xiaodong Zhu, in quanto considerati “urgenti e necessari”, e che erano stati affidati all’imprenditore il 13 agosto 2014 attraverso  una lettera di incarico firmata dal direttore generale Massimo Londrosi.

Come è andata l'intera vicenda attraverso le parole dello stesso imprenditore

L’impresa, allora, ha comunicato l’inizio lavori in Comune e all’Asl ed ha iniziato il suo intervento. I lavori sono stati consegnati il 4 settembre, attraverso il concordato, giusto in tempo perché potesse essere avviato il campionato. Il 27 novembre l’imprenditore aveva emesso una fattura per 109.800 euro. «Ma a oggi di questa cifra ho visto solo 5mila euro – spiega l’imprenditore –. Nonostante le continue rassicurazioni e le promesse devo ancora prendere più di 104mila euro. Inutile dire che in queste condizioni faccio fatica a far fronte alle spese, tenuto conto anche che per eseguire i lavori con urgenza ho dovuto anticipare le spese per pagare fornitori e manodopera. I lavori eseguiti ad agosto, inoltre, hanno comportato un aggravio dei costi dei materiali e della stessa manodopera».
Il tutto è stato reso più difficoltosa dalla presenza di una convenzione con il Comune, che obbliga l’amministrazione al versamento di 40mila euro l’anno per i lavori di manutenzione straordinari. Per il Pavia calcio, che aveva deciso di commissionare quei lavori in regime di “urgenza”, come prevede la procedura, il pagamento all’impresa spetterebbe al Comune.

Le spiegazioni fornite dal direttore generale Massimo Londrosi e dell'avvocato Alessandro Rampulla

«Come ben noto all’impresa Normanno si tratta di lavori di strardinaria manutenzione che, secondo la convenzione esistente tra Comune di Pavia e il Pavia calcio, risalente all’anno 2008, sono di competenza dell’ente proprietario dello stadio, cioè il Comune – dice con fermezza il direttore generale Massimo Londrosi –. Trattandosi di lavori urgenti e che si sono resi necessari per consentire l’utilizzo della struttura, i lavori sono stati iniziati secondo una procedura prevista dalla stessa convenzione ma non è il Pavia calcio il soggetto tenuto al diretto pagamento degli interventi. Lo dimostra il fatto stesso che l’impresa non ha mai notificato alcun decreto ingiuntivo alla società come invece sarebbe stato naturale se il Pavia fosse stato il soggetto ritenuto direttamente obbligato al pagamento». Londrosi continua: «Di recente il Pavia calcio e il Comune si sono incontrati e la vicenda è stata indirizzata verso una soluzione positiva. Nessuno nega che l’imprenditore vada pagato, ma i tempi della burocrazia sono lunghi».
L’avvocato della società Alessandro Rampulla si esprime in questo senso: «Il Pavia calcio si è speso in maniera encomiabile per trovare una soluzione». Come poter pervenire ad una soluzione non è ancora chiaro a nessuno. E di fatti, sembra essere abbastanza chiaro che la posizione del Comune è davvero molto differente da quella del Pavia calcio. «I lavori sono stati effettuati, ma i nostri uffici tecnici sostengono che non fossero a carico dell’amministrazione – dice Fabio Castagna, assessore ai Lavori pubblici –. Quando è giunta la fattura da pagare il dirigente di riferimento l’ha respinta. Ulteriori verifiche, per approfondire i termini della convenzione, hanno confermato questo indirizzo».

Non è ancora comprensibile perché sia stato fatto un esposto in procura, anziché un decreto ingiuntivo

Non è chiaro ancora perché sia sato fatto un esposto in procura e non un decreto ingiuntivo. La risposta è venuta fuori nello stesso atto che è giunto a palazzo di giustizia. L’imprenditore proprio a seguito dell’assenza di certezze sul soggetto da cui aveva deciso di pretendere il pagamento dei lavori vuole che sia il magistrato a cercare di sgrovigliare questa matassa abbastanza complicata. La richiesta, giunge, in particolare attraverso il legale Maurizio Sorisi, e riguarda nello specifico il sequestro della documentazione relativa ai lavori e della corrispondenza intercorsa tra la società Pavia calcio e il Comune.
Adesso bisognerà attendere i risvolti della vicenda.


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