Fallimento

Il Cic è ad un passo dal fallimento


La situazione sembra essere diventata alquanto critica, a meno che i soci, non provvedano, nelle prossime ore, ad aumentare il capitale sociale. Nello specifico, a meno che non vi provveda il CSI Piemonte.

L’allarme lanciato dai sindacati, dalla forza lavoro e dai consiglieri comunali di minoranza

L’allarme, nei mesi scorsi, di fronte alla cassa in deroga a zero ore per tutti i 153 dipendenti (5 operai, 136 impiegati, 12 quadri, di età tra i 30 e i 40 anni) è provenuto un po’ da tutti. I sindacati, la forza lavoro, i consiglieri comunali di minoranza di Ivrea Francesco Comotto, Alberto Tognoli e Pierre Blasotta e Cadigia Perini di Rifondazione Comunista. Purtroppo sono state tutte parole lanciate così, al vento e rimaste inascoltate.

Il tentativo ed il sostegno è arrivato anche dal sindaco di Bollengo, Luigi Sergio Ricca. Con carta e penna alla mano, ha scritto una lettera al presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ponendogli un’unica domanda: il Cic lo si vuole davvero salvaguardare dal fallimento o no?

Cosa è il Cic?

Nato nel 1985 come fornitore globale di sistemi informativi per la Pubblica Amministrazione locale e per la sanità il Cic l’anno scorso ha chiuso il bilancio con un passivo di 1,5 milioni di euro sceso a circa 500 mila euro dopo una serie di razionalizzazioni. “Oggi, da notizie che mi sono state riferite – scrive Ricca – non c’è più santo che possa migliorare la situazione…”.
Ma è davvero tutto è da buttare? Per esempio la divisione dedicata alla sanità, una quarantina di dipendenti, ha un bilancio positivo. Quella che va male è la divisione per le “Pubbliche Amministrazioni”, con i suoi 107 operatori. E non funziona anche a causa di quei soci, che in passato si sono sempre e solo fatti gli affari propri. Luigi Sergio Ricca senza peli sulla lingua fa l’elenco e ci mette dentro l’acquisizione di Asm-Tel del Comune di Settimo Torinese con i suoi 8 dipendenti che inizialmente ha portato fatturato ridottosi a zero dopo 4 anni. Poi l’acquisizione per conto di CSI Piemonte del Contact Center ex Inva, quindi l’assorbimento di ex dipendenti Omina e dichiara:  “Acquisizioni sollecitate dalle Istituzioni pubbliche – parole del sindaco di Bollengo – anche con il lodevole intento di salvaguardare livelli occupazionali, ma seguite poi da incoerenti decisioni che hanno portato a ridurre se non annullare il fatturato che era alla base degli impegni assunti, lasciando però a carico di Cic risorse umane senza copertura economica…”

Qual è la verità nascosta dietro il pericolo del fallimento?

Il problema è sorto nella diminuzione degli ordini pari a circa un milione e 400 mila euro, ma anche nei mancati pagamenti di quei tanti comuni che nel 1985 avevano creato il consorzio, diventandone soci, e che oggi, per i più svariati motivi, non riescono a far fronte agli impegni presi. E sono quasi tutti i comuni dell’eporediese (con quote piccole e inferiori all’1 per cento) ma anche e soprattutto il Comune di Ivrea al 24,91 e l’Asl To 4 al 14,12. E poi? Infine ci sono l’Asm di Settimo Torinese in liquidazione (socio al 13,51) il Csi Piemonte che sta messo anche peggio (socio al 18,10) e la Provincia di Torino (8,47%) che tra un po’ non esisterà più. Un anno fa i lavoratori rinunciarono al 60% della tredicesima e al 60% della quattordicesima e ne parlammo anche su queste pagine. Un sacrificio purtroppo vano.


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