Fallimento

Fallimento Ircam, De Leonardi querela il curatore


Gli interrogativi di De Leonardis

Ad una settimana dalla vendita all’asta della sua abitazione, dopo 27 anni dal fallimento della società Ircam di cui era titolare, Antonino De Leonardis si ripete una domanda alla quale non riesce a dare risposta: “se i creditori e cioè le banche sono state pagate più del dovuto, se su incarico del giudice delegato un consulente tecnico di ufficio ha dimostrato che ci sono stati errori gravi nella liquidazione dei crediti vantati e se lo stesso giudice nel 2009 ha condiviso i rilievi su queste irregolarità, perché oggi va all’asta la mia abitazione, visto che si tratta di riavere soldi piuttosto che di pagarne ancora?”

La querela

Da ciò discende il senso degli esposti e della querela che De Leonardis ha presentato alla Procura della Repubblica di Chieti contro il curatore fallimentare e contro le banche “nella speranza che in qualche modo l’avvio di un’inchiesta possa bloccare la vendita – spiega De Leonardis – sono anni che segnalo quelle che per me sono irregolarità nella gestione di questo fallimento, ma solo il giudice Alberto Iachini Bellisarii ha recepito queste mie osservazioni ed ha incaricato il Ctu Maurizio Calvi di approfondire. Ed il Ctu in sostanza ha dimostrato che avevo ragione”.

Il provvedimento

In effetti un provvedimento del Tribunale di Chieti, datato 11 marzo 2009, riporta: “molteplici e differenziati risultano i motivi di erroneità” delle ammissioni al passivo “cagionate da un errato sistema di determinazione e di presentazione dei titoli di credito da parte degli istanti”.
E si aggiunge: “nella maggior parte delle posizioni verificate esistono differenze di numerario, a volte anche di notevole importo, risultate sempre in eccesso rispetto agli importi dovuti”.
Dice, poi, il provvedimento, “se lo stato passivo fosse stato correttamente impostato fin dalla sua formazione, avrebbe comportato un passivo diverso ed inferiore” rispetto a quello che è stato indicato.
E “a quanto ammonta la differenza in più tra lo stato passivo originario e quello peritato?” domanda la GdF al Ctu, quando lo ascolta su incarico della Procura: “la differenza è di circa 900 milioni delle vecchie lire”, risponde il dott. Calvi.
Ed alla luce delle gravi irregolarità da lei evidenziate – insiste la GdF - sarebbe stato possibile evitare la vendita di gran parte del patrimonio dei falliti?
“Si poteva evitare la vendita di immobili di valore pari ai 900 milioni di cui sopra”, risponde il Ctu.
E questo il grande interrogativo di De Leonardis, dopo una vicenda che dura da 27 anni: “se il curatore ha chiesto la vendita all’asta di altri beni, come la mia casa che dovrebbe essere venduta il 28 luglio prossimo, quale debito deve essere ancora soddisfatto?”


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