Una nuova riforma fallimentare sembra finalmente essere pronta. A ufficializzare il percorso della revisione di fallimenti & co. è stato il completamento dei lavori da parte della commissione Rordorf, che ha di fatto superato uno degli ultimi ostacoli (l’'amministrazione straordinaria), permettendo alle novità legislative di poter assumere la forma di uno schema di legge delega già in occasione della prossima settimana.
Riforma legge fallimentare: la nuova amministrazione straordinaria
Per quanto concerne un particolare cenno di riferimento al tema che negli ultimi giorni ha rappresentato lo scoglio più duro da arginare, la bozza dovrebbe prevedere una doppia strada sull'’amministrazione straordinaria, da scegliersi a seconda delle caratteristiche dell’'impresa che si trova in uno stato di insolvenza. La prima delle due strade consisterebbe nella possibilità di avvicinarsi a una procedura standard in favore di tutte quelle imprese che nel corso degli ultimi tre esercizi hanno presentato un volume d'’affari definito “rilevante”, un numero di dipendenti “elevato” (almeno 440 unità) e possibilità di recupero “concrete”. Se l’'impresa soddisfa questi requisiti, potrà divenire protagonista passiva dell’'apertura di una fase amministrativa affidata a un provvedimento da parte del tribunale, con nomina di un commissario. La seconda strada per l’'amministrazione straordinaria si riferisce invece a quelle imprese che vantano un giro d’'affari molto più elevato, un numero di dipendenti che supera le 1.000 unità e, comunque, le società quotate: per costoro il ministero potrà scegliere di applicare direttamente le procedure di straordinaria amministrazione, nel tentativo di gestire la fase di insolvenza.
Riforma legge fallimentare, incentivi e disincentivi di allerta
Le novità della riforma fallimentare non si esauriscono naturalmente qui. Tra le innovazioni di maggior rilievo si segnala la presenza delle procedure c.d. di “allerta”, ovvero la predisposizione di un insieme di elementi che dovrebbero incentivare l'’imprenditore che sceglie di emergere volontariamente nel proprio stato di crisi, accertando le proprie difficoltà e –di contro – una serie di disincentivi e di deterrenti che dovrebbero scoraggiare,– almeno nelle intenzioni del legislatore,– chi invece rimane inerte o sottovaluta i segnali di allarme (e, in ultima istanza, con la revisione dell’'attuale panorama della bancarotta).
Riforma legge fallimentare, i nuovi passi politici
Per quanto intuibile, una volta risolti i nodi di natura tecnica, che la commissione Rordorf pare avere definitivamente superato, rimangono aperti quelli politici. La riforma dovrebbe essere presentata con uno schema di delega completamente autonomo (mentre in un primo momento era stata pensata la possibilità di agganciare la delega alla conversione del decreto legge che contiene le misure sulla crisi d'’impresa, cosa che però il Senato impediva, per poi passare alla possibilità di presentare una versione più leggera del testo, o ancora legare la delega fallimentare a quella sulla procedura civile, e così via), sebbene ogni certezza non possa che essere attribuita alle azioni dei prossimi giorni. Ricordiamo infine che in aggiunta al riassetto della legge fallimentare, nel breve termine è possibile che il Parlamento possa tornare a impegnarsi anche sull’'organizzazione giudiziaria, con riferimento agli spostamenti di unità di personale dalle province alle cancellerie, alle carriere dei magistrati, e altro ancora. Temi non certo privi di spine, che il governo sembra tuttavia intenzionato a non rimandare a ulteriori esecutivi o legislature.