L'effetto Coronavirus si abbatte anche su di un colosso come Zara. La catena di abbigliamento low cost, attraverso Inditex, la multinazionale spagnola che ne detiene il marchio, ha annunciato la chiusura di 1200 punti vendita, il 16% dei negozi del brand. A seguito della pandemia e di un lockdown che ha bruciato circa 400 milioni di euro di fatturato, Zara ha deciso di rafforzare il proprio canale di vendita online e di abbassare le serrande degli store più piccoli, situati prevalentemente in Asia ed Europa. La scelta del gruppo, che al tempo stesso avrebbe annunciato di voler aprire anche 450 nuovi negozi più grandi, sarebbe dipesa come detto anche dalla crescita dell'e-commerce (+50% per le vendite online) grazie ad un reparto specializzato che ha garantito spedizioni rapide ed efficienti. Il ridimensionamento innescato dal trimestre nero interessa anche gli altri marchi che fanno capo a Inditex, come Pull&Bear, Stradivarius, Bershka, Oysho, Zara Home, Massimo Dutti e Uterque. La multinazionale ritiene gli alti costi di affitto e di gestione degli store non più sostenibili a causa dei flussi di cassa ridotti. In totale, i quasi 7500 punti vendita Inditex, scenderanno, comprese anche le nuove aperture, a 6700. Il gruppo spagnolo, che per la prima volta dalla sua quotazione in Borsa ha chiuso un trimestre in rosso con una perdita netta pari a 409 milioni e un fatturato crollato del 44%, si è detto pronto a reagire programmando investimenti da qui al 2022 per 2,7 miliardi di euro, in gran parte concentrati sul digitale. L'obiettivo è sviluppare ulteriormente la piattaforma di vendite online per giungere ad un quarto del fatturato realizzato in digitale entro tre anni e spingere sull'integrazione con i negozi fisici. Questi ultimi dovrebbero crescere del 2,5% come spazi nel triennio.