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Sèleco, fine delle trasmissioni


Non ha rispettato il piano concordatario e per questo il Tribunale di Milano ha sancito definitivamente il fallimento del noto marchio italiano dell'elettronica di consumo

Non ha rispettato il piano concordatario firmato lo scorso 14 marzo e per questo il Tribunale di Milano ha sancito definitivamente il fallimento della Sèleco spa, storica azienda pordenonese non nuova a fallimenti e passaggi di mano. La sentenza, emessa il 9 maggio e depositata ieri, chiude l'ultimo capitolo della travagliata storia del noto marchio italiano dell'elettronica di consumo. Quello avviato nel 2016 dalla comasca Twenty Spa dell'imprenditore Maurizio Panella che aveva rilevato il brand con l'obiettivo di entrare nel mercato europeo delle smart Tv e di trasferire la produzione da Pordenone a Trieste. Il progetto, tuttavia, è presto naufragato nonostante Sèleco, in questi anni, fosse finito addirittura sulle maglie di importanti club calcistici come Lazio e Pro Piacenza (quest'ultima sempre di proprietà di Panella e radiata dalla serie C). La proprietà dell'azienda tecnologica è risultata inadempiente agli accordi con i creditori e il Tribunale non ha potuto far altro che chiedere l'immediata consegna dei libri contabili. A ricostruire le vicessitudini del marchio dalla nascita ad oggi è il portale Il Friuli. Sèleco viene fondata nel 1965 a Pordenone dai proprietari della Zanussi della quale rappresenta la divisione elettronica. L'azienda prospera, e non solo in Italia, soprattutto grazie alla qualità dei televisori prodotti interamente nel Belpaese. E' un'azienda all'avanguardia, tanto che proprio dallo stabilimento Sèleco esce nel 1974 'Ping-o-tronic', la prima consolle di videogiochi realizzata in Italia. Nel 1984, Zanussi viene venduta all’Electrolux e Sèleco diventa società per azioni autonoma producendo televisori e decoder per la pay tv. Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 si apre una prima crisi con l'azienda che passa nelle mani dell'allore Ad Gian Mario Rossignolo. Ma le cose non vanno e due anni dopo la Regione Friuli investe in Sèleco fondamentalmente per risanare conti non proprio in salute. Si ripare, ma nel 1997 arriva il primo fallimento dichiarato dal Tribunale di Pordenone. Nel 2004 l'imprenditore Carlo Formenti tenta il rilancio, ma le cose non vanno e l'azienda finisce presto in liquidazione. Nel 2006 è la volta dei friulani Marco e Carlo Asquini, costretti a mollare la presa tre anni più tardi. Si arriva così al 2016, all'ingresso di Panella con la sua Twenty Spa, tante speranze sulla carta poi naufragate rapidamente. Ora i creditori e chi vanta diritti materiali avranno 30 giorni di tempo per presentare al curatore, l’avvocato di Milano Luigi Carlo Ravarini, le domande di insinuazione. 


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