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Tra le imprese alimentari cresce il rischio fallimenti


Il mercato delle vendite giudiziarie ha subito vari cambiamenti nell'ultimo periodo. Questo è avvenuto soprattutto nella fase successiva alla pandemia. Il Covid-19, come vedremo, ha avuto un impatto significativo sui dati registrati, ma non è stato l'unico fattore. A questo elemento si sono infatti aggiunti altri eventi che hanno determinato l'aumento del rischio dei fallimenti in diversi settori, tra cui quello alimentare. Facciamo riferimento in particolar modo al conflitto in Ucraina, all'aumento dei prezzi delle materie prime e a quello dell'energia. Gli ultimi due elementi sono una conseguenza del primo.

In questo articolo approfondiremo la crescita del rischio di fallimenti tra le industrie alimentari. Inoltre, cercheremo di spiegare il motivo per cui solo il 5% delle imprese ha gli indici ESG positivi e che cosa dovrebbero fare le imprese per migliorarli. Prenderemo come spunto i dati raccolti dall'agenzia di rating Crif Ratings, che si occupa di studiare qual è il rischio di un'impresa in diversi settori.

Il mercato delle vendite giudiziarie

L'Osservatorio Immobiliare ha pubblicato uno studio relativo ai cambiamenti del mercato immobiliare delle vendite giudiziarie prima e dopo la pandemia da Covid-19.

Il primo elemento significativo è che dal quarto trimestre del 2021 vi è stata una netta ripresa e accelerazione delle vendite. Sono numeri simili a quelli del primo trimestre del 2020, dunque in periodo pre-Covid. La ripresa generale delle vendite all'asta però è avvenuta a partire dalla fine del mese di marzo del 2021. Il crollo delle vendite del 2020 era stato causato principalmente dalla chiusura delle attività dei tribunali. Questo incremento delle vendite ha caratterizzato tutto il territorio italiano, ma in particolare il centro, il sud e le isole.

In secondo luogo, gli effetti della pandemia e la sospensione dell'attività dei tribunali hanno provocato un invecchiamento nelle procedure giudiziali. Le procedure più anziane sono quelle aperte da oltre sei anni. Le vendite all'asta sono aumentate dal 2019 al 2022. In particolare, quasi la metà delle procedure giudiziali del 2022 riguardano procedure molto vecchie, che erano state bloccate dal Covid.

Le attività dei tribunali

Con il tempo, i tribunali sono stati sempre più interessati dal: • chiudere le procedure il prima possibile, visto che sono molto costose; • vendere a prezzi più alti, per rispondere alle esigenze dei creditori; • mettere a disposizione del maggior numero di acquirenti possibile le informazioni degli immobili in asta, per permettere a più persone di partecipare e di alzare il valore dell'immobile.

Per questo motivo sono stati analizzati anche i tempi di pubblicazione. Si tratta del periodo di tempo che va dal momento della pubblicazione dell'asta alla fase di chiusura (chiamata "fase online") e dal momento del ritiro di un'asta non andata a buon fine alla sua ripubblicazione ("fase offline"). Questi dati, nel periodo dopo il lockdown, non hanno subito una variazione così eclatante. Non vi è dunque stato un cambiamento significativo rispetto a prima della pandemia.

La crescita del rischio di fallimenti

Con la pandemia da Covid-19, i fallimenti si erano bloccati. Ora che la pandemia è finita, i fallimenti sono ricominciati a crescere. L'agenzia di rating Crif ha pubblicato un'immagine della situazione delle imprese nel 2022. Infatti, a causa di fattori macroeconomici, le imprese agroalimentari sono sempre più toccate dai fallimenti. In particolare, i fattori macroeconomici a cui facciamo riferimento sono principalmente: • l'aumento dei prezzi; • la carenza dei prodotti agricoli; • la crescita del costo dell'energia.

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, le materie prime, tra cui ad esempio il grano, provenienti da questa regione sono sempre più difficili da trovare. Moltissime aziende acquistavano le materie prime da queste zone, ora in conflitto. Per questi motivi, operare nel settore alimentare sta diventando parecchio rischioso. Le aziende ancora non riescono a tornare alle cifre pre-Covid, a causa dei problemi macroeconomici. Crif Ratings ha considerato che il tasso di default, ovvero di rischio di fallimento, delle imprese del settore alimentare si attesta al 4% alla fine del 2022, mentre quello del settore agricolo resta più basso, pari al 2%. Tale rischio è riconducibile alla pandemia. Infatti, durante il periodo di Covid diverse aziende avevano chiesto molti prestiti, indebitandosi. Di conseguenza, adesso stiamo assistendo a una crescita dei fallimenti.

D’altro canto, però, si registra anche un aumento del fatturato di queste imprese. L’inflazione, infatti, ha fatto aumentare significativamente i prezzi dei beni alimentari, riflettendo questo andamento nelle aziende del settore. Le aziende alimentari, dunque, stanno guadagnando di più visto l'aumento dei prezzi.

Gli indici ESG delle imprese alimentari

Crif ha rilevato che il 95% delle aziende che operano nel settore alimentare ha un ESG negativo. ESG è la sigla per: • ambiente (environmental); • società (society); • governance.

Il termine, dunque, si riferisce a tre aree principali:

  1. l'impegno ambientale;
  2. quello sociale;
  3. l'impegno aziendale, che ad esempio prende in considerazione se l'azienda è trasparente o meno.

A ogni criterio viene assegnato un punteggio. Il punteggio finale dà il rischio dell'impresa. Questo significa che in base al punteggio l'impresa sarà considerata affidabile. L'affidabilità permette di definire se quella società può essere un buon investimento oppure no. Avere un ESG negativo significa non rispettare i tre criteri ambientali, sociali e aziendali. Per quanto riguarda le imprese alimentari, è soprattutto il fattore sociale a dover essere migliorato. Le aziende che operano in questo settore, infatti, sono ancora caratterizzate dall'ampia diffusione dei contratti precari, nonché degli impieghi stagionali, soprattutto nel settore della ristorazione. Secondariamente, un altro criterio da migliorare è la gestione dell'impresa, considerata poco trasparente. Questo è dovuto al fatto che la maggior parte delle aziende sono a conduzione familiare.

Infine, il terzo fattore è quello ambientale. Anche in questo caso, le cose potrebbero migliorare. Le aziende agroalimentari, infatti, sono responsabili della produzione di un alto livello di anidride carbonica. Dovrebbero dunque implementare delle misure ulteriori, come ad esempio: • proteggere le risorse naturali; • limitare l'inquinamento, ad esempio usando le energie più pulite; • evitare il deterioramento dei terreni; • non inquinare le fonti idriche.

In conclusione, Crif prevede che assisteremo a un ulteriore aumento dei fatturati. Invece, i costi che le imprese devono sostenere continueranno a causare dei problemi, poiché la situazione macroeconomica sarà ancora poco stabile.


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