Procedure Concorsuali

Imprese in crisi, protesti e procedure concorsuali in aumento


A causa della pandemia, le aziende in difficoltà sono in crescita rispetto all'anno precedente e nell'ultimo periodo è stato registrato un aumento delle procedure concorsuali. Il numero di imprese che presentano criticità come protesti, cioè atti pubblici che attestano il mancato pagamento di un credito, o procedure concorsuali risulta essere più alto almeno del 4% rispetto al 2020 e la causa di tutto ciò è individuabile principalmente nell'emergenza sanitaria da cui a stento stiamo riemergendo. Spesso, inoltre, le piccole difficoltà delle imprese si trasformano in grosse crisi, fino a sfociare in un fallimento causa covid-19. Vediamo ora cosa può aver portato a tutto questo, analizzando prima le cause e poi le differenze tra i vari settori e le regioni.

Le cause

Durante il periodo pandemico, l'economia di tutto il mondo ha subito un grave crollo senza precedenti. In particolare in Italia, che è stato uno dei paesi maggiormente colpiti dal virus, le chiusure forzate dovute ai vari lockdown hanno portato a un aumento della disoccupazione e delle crisi di impresa che, quando non sono sfociate in fallimenti, hanno comunque provocato un aumento dei protesti e delle procedure concorsuali verso le suddette società. Le chiusure hanno infatti per forza di cose portato a meno entrate e l'assenza dei guadagni previsti ha quindi portato molti imprenditori all'impossibilità di saldare i propri conti in sospeso con i creditori, generando di conseguenza un aumento protesti.

Ai protesti è poi spesso seguito un aumento delle procedure concorsuali, che hanno visto quindi molte più aziende come protagoniste di procedure giudiziali nell'ambito del diritto fallimentare. La recessione è senza precedenti e l’implementazione della direttiva UE 1023/2019 impone un ripensamento delle procedure concorsuali. Si vorrebbe infatti tentare di uscire dalla crisi favorendo la ristrutturazione delle imprese ancora vitali che sono state colpite dalla pandemia. Al contrario, si vorrebbe invece procedere con una liquidazione rapida per le aziende la cui insolvenza non sia reversibile, causata da motivi esteriori alla pandemia da coronavirus. La crisi ha colpito più settori, in particolare quello del turismo, ma non solo. Vediamo dunque gli effetti che ci sono stati sui diversi rami economici del paese.

I settori

I settori colpiti maggiormente sono quelli che hanno a che fare con il comparto delle materie prime, delle risorse naturali e delle attività industriali a esse connesse, che fanno segnare rispettivamente un -13,79% (risorse naturali), -9,47% (industria estrattiva) e -6,14% (manifattura di prodotti di base). Al contrario di quanto si potrebbe pensare, anche il settore della tecnologia e dell'ICT ha subito un peggioramento, registrando rispettivamente un -1,6% e - 2,61%, andando dunque incontro a difficoltà minori rispetto ai settori più colpiti di cui sopra. L' aumento delle procedure concorsuali riguarda dunque principalmente questi settori in crisi, su cui entrate minori hanno avuto un forte impatto sulla capacità di saldare eventuali crediti.

I settori non troppo colpiti, che hanno subito un calo di entrate minore o addirittura hanno visto un miglioramento, sono il settore dei media e dell'editoria (+1,78%), il commercio di prodotti considerati di base come alimentari, tabacco e medicinali (+0,96%) e il commercio al dettaglio (+0,44%). Essi potrebbero infatti, al contrario, aver beneficiato di una minore concorrenza dei grandi centri commerciali, chiusi a causa dalle direttive nazionali. Inoltre, il settore dei media e dell'editoria in particolare potrebbe aver tratto beneficio dal fatto che le persone, dovendo passare più tempo a casa, abbiano aumentato il loro consumo di prodotti di questo tipo. Nonostante ciò, è innegabile un aumento delle imprese italiane in crisi.

La situazione regionale

Analizzando la situazione italiana da regione a regione, possiamo notare che Valle d'Aosta e Lazio risultano quelle colpite in minor misura dalla situazione pandemica. Le cause di questa maggiore "forza" si potrebbero individuare nel fatto che in queste regioni la Pubblica Amministrazione è presente in maggior misura. La PA risulta infatti essere più protetta dalle dinamiche negative di mercato rispetto alle imprese completamente private e quindi ciò ha aiutato le due regioni a rimanere più stabili rispetto alle altre. Si può anche dire che nel periodo pre e post pandemico le due regioni abbiano invece visto un miglioramento per quanto riguarda il rischio d'impresa, rispettivamente del 3,79% per la Valle d'Aosta e del 3,56% per il Lazio.

Le regioni che invece hanno avuto un impatto negativo maggiore sono Sardegna, Friuli Venezia-Giulia e Calabria, che hanno registrato un aumento della negatività delle aziende rispettivamente del 16,96%, 11,59% e 9,92%. Uno dei punti saldi nell'economia di queste tre regioni è infatti il turismo, che venendo a mancare ha inevitabilmente causato un crollo all'economia locale. Un po' più resistenti grazie alla popolosità e alla presenza di un maggior numero di attività produttive risultano Liguria (1,33%), Piemonte (1,62%) e Campania (1,93%), seguite da Veneto (2,36%) ed Emilia-Romagna (3,54%). Colpiscono molto invece i dati relativi alla Lombardia, che risulta essere stata colpita in maniera maggiore rispetto alla media nazionale (4,90%). L' aumento delle procedure concorsuali è comunque presente su tutto il territorio italiano.

Previsioni

Non possiamo negarlo: una grave crisi economica è in atto e stime della stessa Banca d’Italia prevedono per il biennio compreso tra il 2021 e il 2022 una crescita di circa 6.500 fallimenti rispetto al 2019. Il sistema concorsuale italiano, che è stato riformato più volte, e la prossima introduzione del nuovo codice della crisi d'impresa rendono il discorso complesso e incerto. Per questo motivo molte imprese tendono a tenere a freno gli investimenti e ciò pregiudica negativamente l'equilibrio corretto tra interessi dei creditori e tutela dell’impresa, ostacolando di fatto la ripresa del sistema economico italiano. È quindi necessaria una razionalizzazione del sistema, in modo da dare efficienza e competitività alle procedure concorsuali, così da superare le nuove sfide imposte dalla pandemia.

Aumento delle procedure concorsuali: è davvero così grave?

Se non vengono presi provvedimenti, a lungo andare la situazione potrebbe aggravarsi sempre di più. La Banca d'Italia ha cercato di proporre eventuali soluzioni a questo problema, toccando principalmente tre aree tematiche: quella delle misure per semplificare e rendere più accessibili le procedure di ristrutturazione, delle misure di allerta e composizione assistita della crisi e delle misure per accelerare le procedure di liquidazione e favorire lo sdebitamento. Tutto ciò permetterà di combattere l'aumento dei protesti e delle procedure concorsuali delle imprese registrato nell'ultimo periodo. In caso contrario, se non si trova presto una soluzione al problema, la situazione potrebbe aggravarsi e portare a un peggioramento sempre maggiore dell'economia del nostro paese.


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