Sarà necessario attendere un mese per sapere se le famose peperine potranno tornare ad esibirsi nei loro spettacoli di pole dance.
Entro il 20 Novembre verrà reso noto l’esito dell’asta che per ora è stata fissata per una base di 280 mila euro e verrà, dunque, diffusa su tutto il territorio nazionale.
Sono molti i potenziali acquirenti ad avere espresso il loro interesse per il Pepe Nero. Come sappiamo, si tratta di un locale che ha sempre avuto un certo riscontro nel pubblico, nonostante sia andato incontro all’accertamento del reato di bancarotta fraudolenta a carico della Calderone srl, proprietaria al 100% dell’immobile.
Nel riscontrare l’illecito la guardia di finanza ha sequestrato il locale apponendo i sigilli, andando così a terminare l’operazione antiusura.
La gara per potersi aggiudicare il night club deve avere requisiti di un certo tipo. Infatti, il giudice ha previsto che è necessario presentare il proprio certificato antimafia, andando a dimostrare una fedina penale pulita, laddove non compaiono dei reati di carattere fiscale e a scopo estorsivo, nonché il favoreggiamento, l’immigrazione clandestina e lo sfruttamento della prostituzione.
Una disposizione ha chiarito che i partecipanti all’asta non devono avere avuto rapporti con la società, né possono avere alcun tipo di collegamento con gli indagati.
L’obiettivo resta eliminare la possibilità che il Pepe Nero venga aggiudicato da uno o più soggetti che possano essere riconducibili alla vecchia gestione, del pregiudicato criminale napoletano, membro della camorra, Francesco D’Agostino. L’uomo, prestando denaro a tassi prettamente usurai, aveva messo in ginocchio imprenditori locali e liberi professionisti.
Il duro colpo al Pepe Nero, arriva nel cuore della stagione turistica.
Verso la fine di Settembre il tribunale del riesame aveva concesso a questi socie che l’avevano in gestione, di poterlo tenere aperto, ma sempre sotto il sequestro preventivo e dietro la supervisione del curatore del fallimento, Giancarlo Ferruccini.
La decisione, in passato, era stata motivata come la misura per non andare ad eliminare a lungo la fonte di sostentamento dei dipendenti del locale. I gestori però non accettando le condizioni hanno condannato la società all’asta.