Crisi Aziendali

Fonderie Dante: una storia di fallimento che diventa rinascita


Le fonderie Dante, che adesso sono meglio conosciute col nome di Cooperativa Fonderia Dante Ferroli, è l'esempio di un fallimento impresa che ha portato a una rinascita invece che alla chiusura definitiva. Questa realtà che ha sede a San Bonifacio, nel Veronese, è infatti tuttora attiva e i suoi dipendenti sembrano essere più che determinati a continuare il proprio operato anche durante questo periodo di crisi economica che è stata causata soprattutto dalla diffusione del Covid-19. In questo articolo, si prenderà in esame la storia di questa cooperativa, dalle sue origini alla domanda di pre-concordato, fino a una ripresa che di questi tempi sembra essere tutt'altro che un evento scontato.

Gli inizi

Prima di parlare della rinascita imprenditoriale di quest'azienda, è bene parlare della sua nascita. L'imprenditore Dante Ferroli apre la prima fabbrica a San Bonifacio nel 1955, e ne terrà le redini come presidente fino alla sua morte, avvenuta nel 2015. Grazie alla sua attività, le fonderie Dante crescono fino a divenire una realtà composta da 21 società situazione in una quindicina di nazioni. Gli stabilimenti di produzione situati in Italia, in Cina, in Polonia, in Spagna, in Vietnam e in Turchia, producono fatturati superiori ai 500 milioni di euro circa. A San Bonifacio, 900 dipendenti operano nello stabilimento madre che sponsorizza anche alcune squadre in ambito sportivo (fonte: Verona Sera).

L'ascesa delle fonderie Dante, dagli anni Cinquanta agli anni Duemila, è costellata di una gran quantità di successi, dall'introduzione delle caldaie per 500 alloggi alla costruzione della prima caldaia murale in ghisa, dalla messa a punto di una caldaia murale a gas con scambiatore in rame alla nomina di Xignal come miglior caldaia europea. Alla fine degli anni Novanta, l'azienda diventa una multinazionale nell'ambito del benessere e del comfort domestico. Negli anni Duemila, avviene l'acquisizione del Gruppo Lamborghini e della AGPO. L'ultima notizia risale al 2016, quando si parla dell'ingresso nel Capitale Sociale del Fondo Trinity Investment Limited, supportato da OXI Capital Italia Srl (fonte: sito ufficiale di Ferroli Group).

La crisi

Nel marzo del 2015, le fonderie Dante affrontano un prolungato periodo di inattività a causa della crisi del settore termomeccanico. Il 14 aprile, viene a mancare lo stesso fondatore della compagnia. I dipendenti, pur essendo nel pieno di una protesta assieme a Sime e Riello per scongiurare gli esuberi, sospendono tutto in occasione dei funerali (fonte: Verona Sera). La crisi, tuttavia, non accenna ad arrestarsi, e la famiglia Ferroli, mediante un'intesa con le banche Unicredit, Banco, Cariveneto e Monte dei Paschi di Siena, decurta i suoi debiti di 90 milioni e fa scendere il proprio capitale del 40%. Il controllo aziendale viene ceduto al fondo inglese Attestor (Corriere del Veneto).

L'8 giugno del 2015, le fonderie Dante depositano una domanda di concordato in bianco presso il Tribunale di Verona. Questa tipologia di concordato prevede il blocco dell'istanza di fallimento e permette il deposito di una domanda di concordato in un periodo di tempo che va dai 60 ai 120 giorni, che però è ulteriormente prorogabile (fonte: Studio Legale Martini). Successivamente, lo stesso tribunale riceve un accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell'art.182-bis della Legge Fallimentare. Questo accordo consiste nella messa a disposizione di mezzi finanziari ed expertise manageriali da parte degli investitori, al fine di eseguire di un nuovo piano industriale di cui assumeranno la governance (fonte: Be Beez).

La rinascita

La fondazione della Cooperativa Fonderia Dante risale al 25 luglio 2017, a opera di 62 partner, con l'obiettivo di proporre una realtà che progettasse e producesse delle caldaie a basamento, dei dischi freno per gli autoveicoli e dei componenti conto terzi nel segmento top (fonte: sito della Cooperativa Fonderia Dante). La Cooperazione Finanza e Impresa, con le modifiche introdotte nella Legge Marcora n. 49 del 27 febbraio 1985, ha erogato i fondi perché la cosa divenisse possibile. Un altro ente che ha contribuito alla rinascita è stata la Banca Etica, con un investimento di 9,6 milioni di euro fidi iniziali e 16,4 milione di euro di fidi in essere (fonte: valori.it).

Dopo essere stata insignita del titolo di azienda d'eccellenza ai Veneto Awards 2018, le fonderie Dante inaugurano il nuovo impianto il 13 dicembre 2018, anche grazie all'introduzione di nuove isole granigliatrici e di robot andromat per il prelievo di colate (fonte: veronasettegiorni.it). La prima fiera del settore a cui partecipano avviene nel 2019, a Mosca. La notizia di tale rinascita viene diffusa soprattutto nel corso del 2020, come esempio di workers buyout, ovvero di un'impresa che è stata riacquistata e salvata dai suoi lavoratori. Il 28 luglio del 2020 a San Bonifacio si festeggia il terzo anno di attività (fonti: valori.it e la pagina Facebook ufficiale della CFD - Cooperativa Fonderia Dante).

La situazione oggi

La capacità di produzione della Cooperativa Fonderia Dante ammonta a 17.000 chili di ghisa all'ora, il che significa che ogni anno vengono prodotte 80.000 caldaie e un milione di dischi freno. Con un fatturato in continua crescita, i dipendenti sono passati dagli iniziali 62 a 105 (fonte: Il Fatto Quotidiano). Erasmo D'Onofrio, amministratore delegato e CFD, continua a guidare saldamente il gruppo di San Bonifacio, forte della sua esperienza come general manager di Ferroli Group dagli inizi degli anni 2000, per la precisione dal 2003 al 2005, anche se ha maturato esperienze simili in realtà come Merloni Termosanitari, Neri Targetti, Europa 2000 e Robur S.p.A. (fonte: Atelier dell'impresa ibrida e LinkedIn).

Fonderie Dante: conclusione

Questa storia è uno dei più fulgidi esempi di come una qualunque impresa che conosca un periodo di crisi economica possa essere salvata dalla prospettiva di un fallimento grazie ai suoi stessi dipendenti. In effetti, la formula del workers buyout non è molto comune, come sanno molto bene la Cartiera Pirinoli di Cuneo, la Bontempi iCom di Potenza Picena e la WBO Italcables di Caivano (fonti: Banca Etica e Valori.it). Eppure una rinascita, come si è visto, è sempre possibile, soprattutto quando alla volontà di un gruppo di ex lavoratori si aggiungono le iniezioni di fiducia costituite dai finanziamenti e investimenti a opera delle banche disposte a far vincere una scommessa.


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