Si è abbattuta una nuova tegola sulla Romanello di Basaldella. Dopo l’omologa che è giunta a fine marzo dal tribunale di Milano, ora è arrivata la risposta sulla procedura di concordato che doveva portare alla vendita della cartiera e al soddisfacimento dei creditori.
Il 27 maggio il commissario liquidatore Tiziana Gibilini ha effettuato il deposito di un’istanza di proroga di almeno 60 giorni alla presentazione del piano delle attività di liquidazione.
Prima, infatti, deve essere dissipato l’ultimo nodo che si è abbattuto sulla procedura che vede nell'impegno della proprietà, attraverso la Terzifin srl dell’amministratore unico Stefano Mastagni, di andare a destinare al concordato il ricavato della vendita di terreni per un apporto che sia ormai pari ai 3 e i 4 milioni, requisito di carattere essenziale.
C'è, però, un problema relativo a quella cessione; ovvero, adesso arriva un possibile esproprio da parte di Autovie Venete, che su quei terreni tra Campoformido e Basaldella dovrà provvedere alla realizzazione di pannelli fonoassorbenti nell’ambito di un piano per la risanazione acustica.
Attraverso questo motivo, nella richiesta di proroga, il commissario ha evidenziato che «non è allo stato possibile sapere se i terreni potranno ancora avere un valore e, quindi essere venduti in modo da assicurare apporto finanziario al concordato».
Gibilini invita a non creare degli stupidi allarmismi, affinché si aspetti di conoscere la decisone di Autovie, cui Terzifin ha presentato le proprie osservazioni contro l’operazione. Ma, nel frattempo, per gli ex dipendenti che hanno diritto a ricevere il Tfr, oltre 2 milioni di euro il rimborso totale stimato, i tempi potrebbero davvero allungarsi nel corso dei giorni.
Secondo Massimo Albanesi, della Fim Cisl, «è un bel problema, perchè se il piano non può contare sui soldi della vendita del terreno bisognerà reperire la cifra da un’altra parte per pagare i debiti. L’obiettivo resta comunque trovare imprenditori disposti a far ripartire almeno una parte dell’attività».
Almeno una delle due linee dello stabilimento, che andava a produrre carta da giornale e ondulati da imballaggio, per poter dare nuovo lavoro ad almeno una sessantina di addetti.
«Ma servono risorse da investire, i macchinari sono fermi da tempo», senza contare che il settore non sta brillando per salute. Nel frattempo sta continuando il presidio per vigilare sui macchinari, resta da capire quanto il rilancio dell’azienda sia a oggi una strada praticabile e quanto invece l’ingresso di un acquirente nella partita sia adesso, solo, una unica speranza.
C'è poi Paolo Morocutti, Slc-Cgil, che ha chiesto un incontro alla Regione per sondare quali spiragli siano rimasti dopo mesi di trattative e lettere di intenti mai sfociate in un’offerta dal carattere, ormai, formale.
«Abbiamo richiesto un confronto con la Regione per verificare se ci sia una prospettiva». Certo anche il rischio esproprio non ci sarebbe dovuto essere. «Se non si trova una soluzione, il concordato, già omologato, non sta in piedi – spiega–. Se i terreni valgono meno bisognerà comunque
arrivare alla cifra stabilita».
E per quanto concerne i dipendentu? «Hanno aspettato tanto, aspetteranno ancora, ma il tempo fa la differenza». Perché ci sono dipendenti per cui la mobilità scade il 19 giugno. E poi? «E poi bisogna capire come arriveranno a fine mese».
A Pavia c'è stato un vero e proprio sospiro di sollievo per il concordato. Il tribunale di Pavia ha dato il proprio placet al piano di risanamento presentato dalla fondazione Maugeri di Pavia e l'ha ammesso al concordato. I creditori potranno ottenere nuovamente i loro soldi in percentuali variabili tra l'85 e il 100% stando alle scadenze concordate.
Attraverso un provvedimento di otto pagine, che è stato depositato il 12 giugno presso la cancelleria, la Sezione fallimentare del Tribunale di Pavia, presieduta dal dottor Andrea Balba, con i colleghi Francesca Paola Claris Appiani e Paola Filippini, ha ottenuto l'accoglimento della richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità, presentata da FsM il 2 maggio scorso. I giudici hanno effettuato tale depositito dopo aver valutato l’istanza e la documentazione allegata e dopo aver letto la relazione dei commissari che avevano seguito la procedura di concordato con riserva, la quale aveva avuto inizio nel novembre dello scorso anno. Come hanno ricordato gli estensori nel provvedimento, al Tribunale sarebbe toccato il controllo di legittimità e un giudizio di fattibilità della proposta concordataria e, attraverso i propri periti, ha “attestato la veridicità dei dati aziendali esposti”, “riscontrato la fattibilità della proposta” e “attestato la maggior convenienza rispetto alla procedura fallimentare e il miglior soddisfacimento dei creditori in funzione della continuità aziendale”.
Il provvedimento, dunque, persegue la struttura del risanamento, con la creazione da parte di FSM di un Fondo immobiliare, al quale viene conferita una buona parte del patrimonio immobiliare per 115,3 milioni, andandosi ad accollare debiti per 46,8 milioni di mutui e che emetterà quote di valore nominale complessivo per 68,5 milioni. E' stata prevista, dunque, la creazione di una Newco cui FSM andrà a conferire le attività sanitarie e un “Veicolo speciale di smobilizzo in forma di società per azioni” che avrà come oggetto sociale “la vendita delle quote del Fondo per la soddisfazione dei creditori”. Il Tribunale va ad accettare la proposta di suddivisioni dei creditori in nove classi avanzata da FSM. Dall’adesione della maggioranza delle classi al piano concordatario, dipende l’omologa, ovvero il modo in cui sarà approvato il concordato stesso.