La decisione del Tribunale di Udine ha fatto scemare l’ipotesi di concordato per la ditta. Lo stabilimento è stato chiuso ad aprile. Adesso si sente parlare dell’affitto di un ramo d’azienda
La storia della vicenda del Vetroresina Group di Povoletto finisce con il provvedimento che il personale dell’azienda stava aspettando ormai da tempo ma che, ovviamente, sperava si riuscisse ad evitare, comunque ed in ogni caso: il Tribunale di Udine ha sancito il fallimento della realtà produttiva, che navigava in cattive acque ormai da diverso tempo. E' venuta meno, allora, l’ipotesi del concordato.
La dottoressa Cescon si è occupata della curatela
La curatela era stata inviata alla dottoressa Doretta Cescon e la prima scadenza tecnica, a tal punto, porta al 3 di novembre, data fissata perché venga presentato lo stato passivo. E' finita nel peggiore dei modi, quindi, una situazione che – pur essendo sembrata critica fin dalle prime avvisaglie – nelle scorse settimane era stata portata in auge attraverso qualche barlume di speranza, perché dai vertici della fabbrica era venuta fuori la bozza di una probabile soluzione.
Non sono stati questi i risultati, purtroppo, e 60 famiglie (tanti sono i dipendenti della ditta) si sono trovate adesso, di conseguenza, in un limbo dai contorni ancora poco chiari rispetto a quelli in cui erano state costrette a vivere fino a quel momento.
«Il panorama è davvero critico», spiega Antonino Mauro, segretario regionale della Uiltec, che si è occupato delle varie fasi dell'impasse e che ha voluto fornire un' attestazione di concreta vicinanza ai lavoratori che sono stati presenti in più giprnatre al picchetto permanente realizzato dagli stessi all’ingresso dei capannoni, chiusi senza preavviso né spiegazioni.
Una via d’uscita si sarebbe avuta, secondo indiscrezioni, ma i tratti della teorica soluzione sono ancora troppo vaghi per poter arrivare all’ottimismo. Quel che si può dire, dunque, è in ogni caso che sembrerebbe esserci una società interessata ad affittare un ramo d’azienda, nella speranza di riuscire ad ottenere il rilancio della produzione.
La realtà in merito avrebbe già dal canto suo specifici progetti e sarebbe in grado – condizionale sempre d'obbligo – di riassorbire la metà, all'incirca, dei dipendenti della Vetroresina: il suo intervento, in ogni caso, rappresenterebbe una sorta di esperimento, una fase di transizione. Gli anonimi imprenditori dovrebbero infatti capire – nell'arco di una manciata di settimane – se l’operazione si possa reggere e possa avere un futuro. Solo arrivati a questo passo dell’asta fallimentare, si potrebbe puntare all’acquisizione dell’industria.
Cosa sta succedendo allo stabilimento di Povoletto
Nello stabilimento di Povoletto, sprangato da aprile, continua a essere operativa solo la Vetres, una piccola attività imprenditoriale che aveva affittato una parte dei locali. Nata nel 1960 e specializzata nella produzione di materiali in vetroresina (che venivano smerciati a livello internazionale, in ampia percentuale nel contesto europeo), la fabbrica non aveva goduto di buona salute da un bel po’, come già specificato, ma era entrata in piena crisi durante il dicembre scorso.
Erano partiti allora i guai di carattere per il personale, che si era trovato senza stipendio. La situazione era poi caduta del tutto quando, in aprile dunque, i lavoratori – che per cercare di salvaguardare il tutto avevano deciso di aumentare i turni, erano aumentati da 3 a 4 – si erano letteralmente ritrovati sulla strada: la fabbrica, non aveva aperto piùi cancelli.
Aveva avuto inizio una lunghissima fase di protesta (non violenta): i 60 dipendenti si erano riuniti per manifestare davanti allo stabilimento deserto, dandosi il cambio. Ogni mattina, per diversi giorni – e con qualsiasi condizione meteo – , un gruppo di persone si era raccolto nel cortile dell'industria, attendendo un segnale da parte della proprietà. La decisione del Tribunale, adesso, mette fine al lungo stato di incertezza.
Si cerca di scongiurare il fallimento di Firema
Le segreterie Fim, Fiom e Uilm di Perugia, in riferimento all’incontro svoltosi in data odierna, 10 giugno, al Ministero dello Sviluppo Economico sulla vertenza Firema, gruppo nazionale del settore produzione treni, con una sede a Spello (circa 40 dipendenti), esprimono un giudizio articolato: dal Ministero è stata evidenziata la volontà di non far fallire l’azienda, ma rispetto alla prospettiva di assegnazione della stessa ad altra società che ha manifestato l’interesse, dall’incontro di oggi non è possibile fare approfondimenti di merito.
Rispetto alle nuove manifestazioni di interesse – almeno quattro – pervenute in questi giorni, il Ministero ha assunto un atteggiamento ermetico, causa gli ulteriori e necessari approfondimenti. Il tribunale ha dato la disponibilità ad aspettare oltre la data del 18 giugno (che segna la fine dell’amministrazione straordinaria) per favorire un eventuale accordo. Per il 16 di giugno è stato fissato un nuovo incontro presso il Mise.
I sindacati hanno ribadito che un piano industriale credibile deve prevedere la tenuta dei siti produttivi esistenti e dei livelli occupazionali.