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Le Regioni d'Italia in cui le imprese hanno un maggiore tasso di fallimenti


Fallimento impresa Italia: qual è la dimensione attuale di questo fenomeno? Andiamo a vedere la situazione del nostro paese. Al momento il fenomeno fa registrare una crescita tanto importante quanto preoccupante. L' incremento relativo alle procedure fallimentari è pari al 21% con una pericolosa impennata dei casi nell’ultima parte dell’anno scorso dove si è avuto un aumento del 31%. Queste cifre sono un segnale preoccupante, un campanello d'allarme per una situazione che era già difficile nell'era pre-Covid ma che, come comprensibile, è diventata ancora più allarmante in seguito alle restrizioni, ai lockdown, le chiusure attuate dal governo per limitare il diffondersi dei contagi. Ma quali sono i numeri delle nostre regioni?

Le riforme legislative in merito alla crisi d'impresa

Una delle principali riforme legislative, almeno per quanto riguarda la tematica della crisi di impresa, è stata fatta entrare in vigore a partire dal mese di luglio dell'anno 2006. Questa riforma si è preoccupata di modificare la definizione giuridica di “piccoli imprenditori”. Storicamente questi erano esclusi dall’ambito di applicazione della normativa. La riforma in questione ha invece ridotto il numero di aziende aventi accesso a una procedura fallimentare. Di conseguenza si è registrato un calo relativo al numero di aperture di procedure fallimentari. In seguito però, proprio per effetto del correttivo che ha abbassato le soglie di fallibilità, i fallimenti sono aumentati notevolmente facendo segnare un +23% rispetto all'anno precedente.

Vediamo che complessivamente sono state aperte 7.238 procedure. Si è quindi fatto registrare un incremento pari al 21% rispetto agli anni precedenti alla riforma. L’aumento del numero relativo al fallimento impresa Italia nel corso degli anni è stato accompagnato da un aumento esponenziale dei concordati preventivi. Ricordiamo che il concordato preventivo prevede una ristrutturazione giudiziale che si deve basare su un piano di risanamento opportunamente approvato dai creditori interessati. In media, attualmente, ne vengono aperti aperti 150. Per un incremento pari a +85%. Nel primo trimestre dell’anno in corso ne sono stati aperti 158 per un aumento pari al +732% rispetto al primo trimestre di un decennio fa. Giusto per confrontare periodi storici differenti.

L'aumento dei casi di fallimento delle imprese italiane

L’aumento dei casi di fallimento impresa Italia è stato particolarmente intenso. Come abbiamo visto la riforma del 2006 ha definito piccoli imprenditori ogni soggetto esercitante un’attività commerciale che ha compiuto investimenti nell’azienda per un capitale non superiore a 300 mila euro e che nello stesso tempo non ha ottenuto ricavi lordi inferiori a 200 mila euro. Precedentemente i piccoli imprenditori erano quelli che avevano un reddito inferiore rispetto all’imponibile. In seguito questi requisiti sono stati modificati. Infatti non possono fallire le seguenti imprese che presentano le seguenti condizioni: fatturato lordo inferiore a 200 mila euro negli ultimi 3 anni; investimenti non superiori a 300 mila euro negli ultimi tre anni e con debiti non scaduti non superiori a 500 mila euro.

La crisi ha toccato quasi tutti i settori della nostra economia. In pratica non ha guardato in faccia a nessuno. Infatti l' apertura di procedure fallimentari ha fatto segnare un aumento pari al 45%, contro un incremento del 19% tra le società di capitali (poi balzato al 31%), del 14% tra le società di persone (poi cresciuto al 25%), del 15% tra le altre forme giuridiche (poi 35,3%). Data la loro maggiore dimensione, le società di capitale sono quelle per cui si aprono più frequentemente procedure fallimentari. In questo settore su 10 mila società, ne sono fallite 40, contro le 10 tra le società di persone, le 3 tra le imprese individuali, le 10 tra le altre forme giuridiche.

L'analisi per settore

Il numero dei fallimenti ha fatto segnare diversi aumentati in tutti i settori della nostra economia, con tassi particolarmente alti in diversi campi. In quello delle costruzioni (+41% ), nelle attività immobiliari, nei servizi di noleggio e nell’informatica (+36%), nel commercio e negli esercizi ricettivi (+33%). Nella manifattura i fallimenti sono cresciuti a un ritmo leggermente inferiore alla media (27%). Questa industria nel suo complesso risulta il comparto in cui hanno inciso di più rispetto alle imprese presenti sul mercato. Infatti per ogni 10 mila imprese industriali 26 sono stati i fallimenti registrati, contro i 20 dei trasporti e delle comunicazioni, i 17 delle costruzioni, i 12 del commercio e degli esercizi ricettivi.

Altri numeri importanti per il settore del fallimento impresa Italia si trovano nel settore della produzione di materie in gomma e in plastica. Qui si registrano 51 fallimenti ogni 10 mila imprese registrate nel settore, incremento del 25% rispetto all’anno precedente. Nell’industria del cuoio e conciaria sono 49 ogni 10 mila, per un +21%. Nell'’industria dei mezzi di trasporto sono 40 i fallimenti ogni 10 mila, +11%. Nel tessile e abbigliamento l'aumento è del 38% per 37 chiusure ogni 10 mila. Non va meglio nella meccanica (37, +32%) e nella produzione del legno, quest' ultima l’industria ha fatto registrare il più alto incremento dei fallimenti rispetto all’anno precedente (+55%) evidenziando un tasso di insolvenza molto basso (13,8 fallimenti su 10 mila imprese registrate).

I numeri regionali

Da un’analisi geografica dei dati emerge che le regioni più colpite sono: Emilia Romagna (+58%), Campania (+52%), Abruzzo (+52%), Friuli (+47%), Umbria (+44%), Piemonte e Lombardia (+41%). Si è ridotto il numero dei fallimenti nella Valle d’Aosta (-25%), nel Trentino Alto Adige (-19%) e in Sardegna (-2%). L’Umbria la regione che ha sofferto di più la crisi, con 18 imprese fallite su 10 mila registrate. A seguire si trovano Friuli (17,8), Lombardia (17) e Marche (15). Tra le province troviamo: Milano (19,8), Treviso (18,6), Bergamo (18,5) e Bologna (16,6). Queste sono quelle dove l’incidenza dei fallimenti è aumentata di molto; Terni (31 ogni 10 mila imprese registrate), a Pordenone (29), a Prato (28).

Fallimento impresa Italia: quale futuro?

Difficile pronunciarsi su possibili sviluppi visto il momento difficile che l'economia sta vivendo, non solo in ambito nazionale ma a livello globale. Il numero di società dichiaranti la bancarotta è legato alla legislazione in vigore nei paesi europei. L’insolvency ratio varia da valori superiori a 200 in Lussemburgo (233), Austria(224) e Francia (215) a valori bassi come in Grecia (6), in Spagna (7), in Italia (12). Gli effetti della crisi sull’economia reale sono evidenti, ad eccezione dell' Olanda (il calo delle insolvenze del 17%), del Lussemburgo (-13%) e della Svizzera (-2%). Il numero di imprese insolventi è aumentato in Spagna(+139% ) e Irlanda (+121%), Francia e Regno Unito(+15%), mentre in Germania l’incremento è più contenuto (+2,2%).


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