Il fallimento delle aziende venete a causa della pandemia Covid-19 si arricchisce di un nuovo, triste capitolo. L'azienda daPrette di Padova del piemontese Davide Prette, specializzata soprattutto nella produzione dei panzerotti pugliesi in diverse varianti, ha dichiarato il fallimento impresa presso il tribunale proprio in queste ore (fonte: Il Mattino di Padova). I suoi quattro negozi sparsi per la città veneta chiuderanno i loro battenti in via definitiva. Trenta dipendenti perderanno il loro impiego. Inoltre, il tribunale ha già fissato la data dell'asta dei beni dell'azienda: il prossimo 17 settembre (fonte: Padova Oggi). Ma come si è arrivati a questa situazione di fallimento? E c'è la prospettiva di una ripresa anche su scala regionale?
La storia
*daPrette è nato sei anni fa. Nel blog aziendale, un articolo del 2015 dichiara l'apertura di tre negozi in cui operano undici dipendenti a tempo indeterminato. *Il primo in via Dante Alighieri 24, il secondo in via Guglielmo Oberdan 6 e il terzo in via Gualchiere. Un quarto negozio all'interno della stazione ferroviaria, presso il binario 1, verrà aperto successivamente, nel 2018. In questo stesso articolo si parla di Davide Prette, il suo fondatore originario di Cuneo. L'imprenditore ha maturato considerevole esperienza nell'ambito della ristorazione. Dal 2003, ha lavorato a Dublino, prima di tornare in Italia e frequentare dei corsi di cucina dal 2005 al 2006. Dopo un periodo lavorativo trascorso a Tenerife, ha aperto una gastronomia nella sua città natale nel 2010 (fonte: https://daprette.com/).
*L'ispirazione per daPrette è arrivata solo dopo un viaggio in Puglia. Nel 2012, i suoi amici padovani gli consigliano di aprire un punto vendita per commerciare pizzette e arancini in via Gritti, proprio nella città veneta. *Dopo qualche mese, l'imprenditore ha introdotto sul mercato il panzerotto pugliese. Poiché questo si vendeva di più rispetto alle pizzette, Prette ha deciso di trasformarlo nel suo cavallo di battaglia. Dopo aver chiuso i battenti del negozio di via Gritti, ha aperto il suo primo negozio in franchising in via Dante. Da lì ha cominciato a vendere panzerotti, farinate di ceci e bibite. L'incredibile successo riscosso ha tenuto lontano lo spettro del fallimento impresa per molto tempo (fonte: https://daprette.com/).
Il successo
All'inizio, lui era l'unico a lavorare presso il negozio di via Dante, prima di assumere altri dipendenti ed estendere la sua attività in altre zone della città veneta. La filosofia di daPrette poggiava sul detto: "siamo quello che mangiamo". La mission principale era quella di offrire dei prodotti sani e gustosi a poco prezzo. Gli ingredienti e le farine provenivano da territori esclusivamente italiani. In questo modo, il fallimento impresa veniva scongiurato non solo per daPrette, ma anche per altre aziende del Belpaese. La maggior parte della clientela dei quattro negozi di panzerotti era composta da giovani, in particolar modo dagli studenti universitari e da quelli che partecipavano al programma Erasmus (fonte: https://daprette.com/).
Nel 2018, daPrette ha ricevuto il Certificato di Eccellenza da parte di TripAdvisor. Le stelle ricevute dai clienti che frequentavano il sito oscillavano da un minimo di 4.0 a un massimo di 5.0.
L'ultimo articolo del blog aziendale, risalente al 5 settembre 2018, fa riferimento alla pubblicità da parte del sito di viaggi, cibi e stili di vita "Joy della Vita". Le ultime recensioni dei clienti risalgono ai primi mesi del 2019. L'ultima in assoluto di aprile parla di un aumento dei prezzi, ma anche di un peggioramento della qualità dei prodotti. Potrebbe essere un caso isolato o le prime avvisaglie di una crisi economica. Quello che è certo è che nessun'azienda poteva prevedere la crisi economica avvenuta l'anno successivo.
La crisi
*All'inizio del 2020, ha avuto inizio la pandemia da Covid-19. Molte imprese nel campo della ristorazione, a fronte del minor afflusso di clienti, e quindi di un minor profitto, hanno abbassato le saracinesche. *E questo anche dopo le misure prese per il contenimento del Coronavirus, che prevedono tuttora l'apertura dei ristoranti in determinati orari. In base ai decreti ministeriali dei governi Conte e Draghi, il servizio d'asporto è incoraggiato oltre che obbligatorio dopo le 18 di sera. Molti ristoratori hanno dovuto installare delle misure di sicurezza sanitaria coi propri mezzi, nonostante i decreti Ristori emessi in loro favore. Ancora oggi, si protesta proprio per l'insufficienza dei suddetti Ristori a fronte del loro impegno contro il Covid-19.
Molti settori, e non solo quelli della ristorazione, hanno affrontato il fallimento impresa. daPrette non ha fatto eccezione alla regola, ma sembra che abbia resistito fino agli ultimi mesi del 2020, perché l'ultima testimonianza diretta risale ad agosto (fonte: Instagram). Il Portale dei creditori ha registrato la sentenza di fallimento emessa da Giovanni Giuseppe Amenduni, giudice del tribunale di Padova, il 14 aprile del 2021. Lo stesso giudice ha nominato Chiara Marchetto come il curatore fallimentare che si occuperà delle procedure con cui i debiti aziendali verso i creditori dovrebbero essere saldati. Sempre stando al Portale dei Creditori, il 17 settembre, alle 10:30, ci sarà l'udienza dei creditori per l'esame dello stato passivo.
Le conseguenze
Gli ex dipendenti di daPrette, all'incirca una trentina, potranno fruire di un fondo speciale istituito dall'INPS (fonte: Padova Oggi). In molti, tra cittadini privati e imprenditori, hanno espresso il loro dispiacere per la chiusura dei quattro negozi, a partire dal fotografo ritrattista Adriano Cassin e dai proprietari del bar l'Angoletto del Pra' (fonte: Facebook). La crisi economica aveva già fatto chiudere molte saracinesche sia in città che in provincia. E non sembra che si accennerà a una qualche ripresa in tempi brevi, malgrado la ripartenza dell'attività di 3.400 locali (1.400 ristoranti e pizzerie e 1.800 pasticcerie e bar) prevista per il 26 aprile, così come il governo Draghi ha stabilito (fonte: Il Mattino di Padova).
Fallimento impresa daPrette: conclusioni
Il tribunale fallimentare di Padova ha chiuso un capitolo nel panorama economico padovano. Ma la stessa regione Veneto è in difficoltà. Nel febbraio del 2021, l'Ufficio Studi di Confcommercio nazionale ha stimato un calo del commercio in sede fissa del -11,70% in centro del -12,84% in periferia tra il 2012 e il 2020. Poco meno di un mese fa, la Confesercenti del Veneto Centrale ha stimato la perdita di 50 milioni di euro e la chiusura di 5.000 attività commerciali. Tra queste 5.000 attività, ci sono 3.500 tavole calde, bar e ristoranti. Nicola Rossi, presidente della Confesercenti, si è fatto portavoce della richiesta di maggiori sussidi a favore delle imprese che riapriranno il 26 aprile (fonte: Padova Oggi).