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Addio a Rifle, fallisce lo storico marchio di jeans


La pandemia globale miete un'altra vittima nel settore abbigliamento. Il Tribunale di Firenze ha infatti dichiarato il fallimento della Rifle & co, storico marchio dedito alla produzione e commercializzazione di indumenti casual in jeans nato e fondato in Italia, ma dal 2017 divenuto di proprietà del fondo di investimento estero G.Brand. La crisi della Rifle viene da lontano, perché anche prima del lockdown l'azienda, con base amministrativa a Barberino del Mugello e produzione interamente decentrata all'estero, non se la passava affatto bene. Tuttavia appare innegabile che il Covid, con la conseguente chiusura forzata dei punti vendita, ha frustrato anche i timidi tentativi di ripresa e rilancio che la proprietà stava mettendo in atto negli ultimi anni. Figuriamoci, dunque, considerando, sempre per restare nel settore, l'impatto che il lockdown ha avuto ad esempio su di un colosso come Levi's - che a luglio ha tagliato 700 dipendenti, chiuso negozi e accusato perdite per 360 milioni di dollari - quale sia stato il contraccolpo su di un'azienda ben più piccola come, appunto, la Rifle. La situazione di crisi era nota da tempo ai sindacati anche perché la proprietà aveva chiesto mesi addietro l'ammissione alla procedura di concordato in continuità, il cui piano, tuttavia, non è stato mai depositato dai vertici in Tribunale. Il destino della Rifle, dunque, sembrava già segnato il 18 dicembre scorso, ad una settimana dalla dead line, quando si è tenuto in Regione Toscana il tavolo di crisi istituzionale. E infatti, il 25 settembre, alla scadenza per la presentazione del piano che doveva tracciare un percorso di rientro dai debiti e di rilancio, di quel piano nemmeno l'ombra. Si è giunti così al fallimento decretato il 1 ottobre. La Rifle, ricorda una nota sindacale, era nata nel 1958 per opera della famiglia Fratini vestendo più generazioni e milioni di persone tanto da diventare negli anni d'oro del boom un simbolo di qualità italiana riconosciuto nel mondo. Dopo anni di crisi, pur con investimenti importanti anche da fondi esteri, l'azienda non si è risollevata e la pandemia ha fatto il resto. «Il tribunale ha disposto l'esercizio provvisorio per 45 giorni - riferiscono Filctem-Cgil e Femca-Cisl - appena avremo l'ufficialità della nomina del curatore fallimentare, chiederemo un incontro per esaminare la situazione e cercare di dare un ulteriore sostegno economico ai 96 dipendenti dislocati nei negozi Rifle in varie parti d’Italia, 40 concentrati in Toscana; intanto la Rifle & co. è già in cassa integrazione Covid-19, tramite gli ammortizzatori sociali straordinari previsti in questi casi. Ovviamente sono allertate le istituzioni sulla vicenda, sempre coinvolte nella gestione della crisi aziendale - proseguono i sindacati - cercheremo insieme a loro anche di verificare tutte le possibilità di salvaguardia occupazionale qualora ci fossero manifestazioni di interesse per il marchio e quindi per l'attività aziendale".


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