Il curatore fallimentare, così come il giudice delegato, è una figura giuridica che di solito gode di una connotazione negativa, perché quando si riporta la notizia di una procedura di liquidazione, si tende a pensare che ormai per l'azienda coinvolta ci sia poco o nulla da fare per impedire che i debiti vengano saldati, i battenti siano chiusi e i lavoratori, con il posto di lavoro, perdano quello che nella maggior parte dei casi è la loro unica fonte di sostentamento. Tuttavia, anche grazie a qualche cosiddetta case history, si scoprirà che questa figura è stata determinante anche per quanto riguarda il salvataggio delle aziende indebitate e prossime alla chiusura.
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Come funziona la procedura fallimentare?
Prima di procedere a trattare le storie di successo, che appunto costituiscono dei casi eccezionali, è meglio delineare la procedura che avviene di norma. Quando un creditore (se non addirittura il debitore stesso) presenta istanza di fallimento presso l'apposito tribunale, effettuandola in forma di ricorso, il giudice delegato e il curatore fallimentare che presiedono a tale tribunale si occupano di convocare le parti in udienza e di visionare memorie, documenti e relazioni tecniche ed eventualmente di adottare dei provvedimenti cautelari e conservativi del patrimonio o dell'impresa. La procedura si può concludere con una sentenza che dichiara il fallimento, un decreto che respinge il ricorso, l'archiviazione del procedimento o una dichiarazione di incompetenza (fonte: ConsulenzaLegaleItalia.it).
Quando viene emessa una sentenza di fallimento, il curatore fallimentare, sempre di concerto col giudice delegato a cui fa riferimento, svolge o supervisiona varie mansioni atte a chiudere la pratica, inclusa l'annotazione del luogo dove l'imprenditore insolvente ha sede legale o del luogo dove è stato aperto l'iter procedurale appena concluso nel registro delle imprese. In caso ci fossero dei beni mobili o immobili registrati, la sentenza di fallimento dovrà essere annotata nei registri pubblici immobiliari. In base agli articoli 42, 44 e 45 della legge fallimentare, succedono due cose: all'imprenditore vengono sottratti i beni; l'imprenditore non può più fare nulla per ripagare i suoi creditori, né può contrarre nuovi debiti (fonte: ConsulenzaLegaleItalia.it).
Come può salvarsi un'impresa dal fallimento?
Il curatore fallimentare, una volta che l'iter fallimentare è stato avviato, può in certi casi scongiurare lo scenario peggiore perché, in base all'art. 31 della legge fallimentare (R.D. n. 267 datato 16 marzo 1942), lui viene investito dell'incarico di amministrare il patrimonio dell'imprenditore che si trova in stato d'insolvenza, ma non solo. Ha infatti altresì il dovere di conservare il suddetto patrimonio, e perfino quello di liquidarlo, sia parzialmente che totalmente, per ripagare i debiti contratti dall'imprenditore in difficoltà finanziaria presso i creditori dello stesso. Tutto ciò sta a significare che questa figura può effettivamente impedire a un'impresa di andare in fallimento, mediante la gestione patrimoniale dei suoi assistiti (fonte: Brocardi).
Resta comunque da sottolineare che il fallimento di impresa non significa necessariamente che l'imprenditore e i suoi dipendenti non possano rimettersi in gioco, e una notizia del 2012 riporta la testimonianza di Giovanni Paolucci, imprenditore a capo della Fenix Pharma, prima società Cooperativa per Azioni italiana in ambito farmaceutico, e di Alberto Bulleri, imprenditore a capo della start-up Nuova Bulleri. Entrambi hanno dichiarato che per mezzo di sacrifici sopratutto economici e grazie anche all'aiuto dei dipendenti (che in questo caso sono stati considerati alla stregua di soci), che una ripresa è effettivamente possibile anche dopo un iter fallimentare, a condizione però che si investa molto nel capitale umano (fonte: Millionaire.it)
Le principali case histories
Il 27 gennaio 2012 è stata istituita la legge n. 3, la cosiddetta "salva suicidi", che consente ai debitori di beneficiare di un accordo agevolato con i creditori che spesso si traduce anche in sostanziali sconti per i debitori stessi (fonte: www.diritto.it). Nel 2020, dopo cinque anni, il tribunale fallimentare ha cancellato quasi 500.000 euro di debiti contratti da un artigiano di Prato operante in un'azienda in cui rivestiva il ruolo di socio di minoranza proprio in virtù della suddetta legge a cui quest'ultimo ha fatto ricorso come extrema ratio (infatti, aveva già ottenuto una fideiussione che però non aveva portato i risultati sperati), salvando di fatto l'impresa dal fallimento (fonte: Il Giornale).
Nel 2021, Business Insider Italia riporta la notizia che tratta di altri due imprenditori (che però stavolta non sono stati nominati; un vero e proprio stigma del fallimento sussiste tuttora) salvati sempre in virtù della legge "salva suicidi". Infatti, il giudice delegato e il curatore fallimentare del Tribunale di Pavia (e quest'ultimo ha proceduto alla vendita di un terreno agricolo a 38.000 euro + una somma pari a 300 euro per quattro anni) hanno cancellato 1 milione e 400 mila euro di debiti di due imprenditori a capo di un'impresa agricola locale indebitati presso le banche e l'Agenzia delle Entrate a causa del fallimento di imprese committenti e della concorrenza sleale da parte di imprese della stessa tipologia in Spagna e Turchia (fonte: Business Insider Italia).
###Il "chapter eleven": una possibile realtà italiana?
In un articolo de La Stampa del 2017, Giovanni Mottura, curatore fallimentare e custode giudiziario presso il tribunale di Roma, esprime il desiderio che l'Italia imiti gli Stati Uniti e abbia il suo "chapter eleven" della legge fallimentare, grazie al quale un'azienda in crisi può risorgere dalle sue ceneri dopo un dissesto finanziario. Nella stessa intervista, Mottura parla di un altro case history, ovvero di un'azienda di Ivrea che era finita in amministrazione controllata, ma che poi era riuscita a tornare in attività, guadagnando più di prima, anche se quasi subito dopo il curatore fallimentare specifica che in effetti la suddetta azienda non aveva ancora concluso il suo iter fallimentare (fonte: La Stampa).
###Il ruolo del curatore fallimentare in tale ambito: conclusioni
Come abbiamo appena visto, le aziende possono sia risorgere dalle proprie situazioni di fallimento, anche grazie alle rinascite in cooperativa (a questo proposito, si vedano anche i casi di "workers buyout" in cui gli ex dipendenti rilevano un'impresa dopo che questa è andata in fallimento riportati da L'Italia Cooperativa e da Confcooperative), che scongiurare le suddette situazioni di fallimento con l'aiuto del curatore fallimentare, il quale può sia esercitare le sue funzioni di custode e liquidatore dei beni patrimoniali che quelle di collaboratore nell'applicazione di leggi ad hoc come quella "salva suicidi". Benché i "case histories" non siano stati numerosi, nulla escluda che possano aumentare, specialmente in questo periodo di crisi economica post-pandemia Covid-19.