Crisi Aziendali

Vismara, Amadori out e concordato a rischio


La Vismara di Lecco perde il suo potenziale acquirente e per il colosso dei salumi finito nella crisi del gruppo emiliano Ferrarini il futuro torna a farsi nebuloso. I vertici del gruppo romagnolo Amadori hanno infatti dichiarato di non essere più interessati a comperare lo storico marchio lombardo ed hanno interrotto le trattative. Con una lettera al Tribunale di Reggio Emilia, il Gruppo Amadori, tra i leader della lavorazione della carne di pollo, ha dichiarato la sua indisponibilità a proseguire la trattativa per acquisire Vismara. La decisione sarebber arrivata dopo lo spostamento dell’assemblea dei creditori dal 22 ottobre al 22 gennaio. Amadori ha considerato il rinvio come un nuovo elemento di incertezza che procrastina lungamente i tempi della trattativa e per questo ha gettato la spugna. Il Gruppo romagnolo, con base tra Forlì e Cesena, avrebbe voluto chiudere già entro luglio e avrebbe accettato solo un rinvio di qualche settimana. A questo punto la situazione del Gruppo reggiano diventa ancora più confusa. Secondo alcune indiscrezioni al momento l’unico interessato a rilevare asset Ferrarini sarebbe la messicana Sigma Alimentos già proprietaria di Fiorucci. Il rinvio di tre mesi dell’assemblea dei creditori è stato richiesto dalla famiglia Ferrarini e avrebbe scatenato malumore proprio tra i creditori, in primis in 'casa' Intesa Sanpaolo, con l'istituto di credito che vorrebbe che l’acquisizione fosse appannaggio di un unico operatore in grado di rilevare sia Ferrarini sia Vismara. Ora la sezione fallimentare del Tribunale di Reggio Emilia ha emesso un decreto per l'apertura d’ufficio del procedimento di revoca dell’ammissione al concordato preventivo di Vismara”.

Nei mesi scorsi il piano di concordato in continuità presentato da Ferrarini per Vismara era stato accettato dallo stesso tribunale. Società, pubblico ministero e creditori sono ora tutti convocati per le 11 del prossimo 6 novembre in Tribunale a Reggio Emilia per fare il punto della situazione. Certo è che in mancanza di altri acquirenti vi è un serio rischio di fallimento dell’azienda. Data la rilevanza del marchio e considerati gli 800 lavoratori con famiglie e tutto l’indotto, Comune e Regione hanno già presentato un’interrogazione ai ministri del Lavoro e dello Sviluppo Economico per sollecitarli a considerare la richiesta di incontro dei rappresentanti dei lavoratori, eventualmente con la riapertura del tavolo di crisi al ministero per trovare una via d’uscita.


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