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Un negozio su dieci ha chiuso i battenti


Torniamo ancora oggi a occuparci di fallimenti, crisi di impresa e (impietose) statistiche. Secondo quanto ricorda Confesercenti, la lunga crisi che ha colpito il comparto del commercio al dettaglio avrebbe infatti condotto alla chiusura di un negozio su dieci. Ovvero, più di 90 mila imprese del commercio hanno cessato o cambiato il perimetro della loro attività, a causa delle difficoltà che sono state indotte dalla lunga crisi economico finanziaria, i cui effetti sono ancora in atto.

Per Confesercenti e il suo presidente Massimo Vivoli, in particolar modo, la recessione avrebbe lasciato il segno sul commercio al dettaglio e il turismo, con un impatto divenuto dirompente negli ultimi cinque anni, quando le politiche di austerità si sono accompagnate al crollo dei consumi. "L’incremento di ristoranti e bar, infatti, è dovuto alle tante nuove aperture, ma ormai un’impresa su due chiude entro tre anni, anche a causa dell’aumento della competitività del settore" - ha ricordato sulle pagine de Il Sole 24 Ore Vivoli.

Il confronto 2007/2016

Un'analisi di confronto tra i dati del 2007 e il 2016 offre bene uno spaccato di criticità. Se infatti nel 2007 erano 962.294 i negozi al dettaglio in Italia, nove anni dopo i negozi sono diventati 871.647 unità, con una flessione del 9,4 per cento. All'interno di questo settore, tutte le tipologie di offerta hanno subito effetti più o meno drammatici, con la sola eccezione delle attività al di fuori di banchi e negozi, passate da 22.268 unità a 39.051 unità, in rialzo del 75,4 per cento.

Per il resto, il segno meno sembra prevalere in misura omogenea. Il dettaglio ambulante ha seguito la media di settore perdendo il 9,7 per cento delle attività, che sono passate da 215.123 unità a 194.311 unità, mentre è stato dell'11,9 per cento il passo indietro numerico dei negozi in sede fissa, passati da 724.903 unità a 638.285 unità. Tra queste, chi ha ceduto di più è stato il segmento del tessile e dell'abbigliamento, con un cedimento del 20 per cento, da 195.297 negozi a 127.495 negozi. Male hanno comunque fatto anche le ferramenta e le costruzioni (-19,9 per cento) da 45.480 unità a 36.440 unità, e le macellerie (-17 per cento), da 35.006 unità a 29.069 unità.

Per quanto attiene le ripartizioni territoriali, la regione più colpita sembra essere la Valle d'Aosta, con un passo indietro del 21 per cento, che precede il Friuli Venezia Giulia, la Basilicata e il Piemonte. L'unica regione con il saldo positivo è il Lazio, in incremento del 2,4 per cento.

La situazione sembra essere diametralmente opposta per quanto concerne le attività legate al turismo, che segnano una variazione positiva di più di 56 mila esercizi, quasi + 15 per cento nel periodo. Le aperture sono state molto rilevante nel Lazio (+ 44 per cento)m a anche in Sicilia (+ 36 per cento), Puglia (+ 28 per cento) e Campania (+ 23 per cento).


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