Il brand veneto dell'abbigliamento ha ottenuto il via libera per il concordato da Tribunale e azionisti. Ora si apre la fase di contrattazione con i sindacati mentre commissari e Cda lavorano al piano di rilancio
La crisi Stefanel si abbatte anche sui dipendenti. Il noto brand di abbigliamento trevigiano, dopo aver chiuso il terzo trimestre 2018 con i conti in rosso per quasi 21 milioni di euro e dopo aver presentato domanda di concordato in bianco, sette giorni fa accolta dal Tribunale di Treviso che ha dato tempo all'azienda fino al 15 aprile per depositare la proposta definitiva o un piano per la ristrutturazione dei debiti, ha scritto ieri ai sindacati annunciando di voler chiedere la cassa integrazione 'a rotazione' per 244 lavoratori su 253. Entro 25 giorni proprietà e sindacati si ritroveranno attorno ad un tavolo proprio per discutere della cassa integrazione straordinaria che dovrebbe avere durata di un anno. Secondo i sindacati, l'ammortizzatore sociale riguarderebbe 60 dipendenti della sede centrale, che si trova a Ponte di Piave in provincia di Treviso, e il personale nei negozi in tutta Italia. Stefanel è stata fondata nel 1959 da Carlo Stefanel con il nome di “Maglificio Piave”, cambiato in Stefanel solo nel 1980. L’attuale presidente e amministratore delegato è Giuseppe Stefanel, figlio di Carlo, che detiene il 16,40 per cento delle quote del gruppo, da dicembre controllato per il 71 per cento dalla società di investimento Trinity Investments Designated Activity Company. Risale al 1980 l'apertura in Toscana del primo negozio monomarca, mentre l'entrata in Borsa è avvenuta nel 1987. Proprio negli anni '80-'90 l'azienda ha vissuto il massimo splendore, poi dal 2009 è iniziato un lento ma inesorabile declino con vendite e fatturato in calo sino all'epilogo degli ultimi mesi.