Secondo quanto contenuto all’interno di un dossier curato da Astasy, il numero di case all’asta è in continua crescita e, in fondo, non c’è migliore specchio della lunga crisi iniziata nel 2008 e, a distanza di quasi 10 anni, non ancora conclusa. Le statistiche affermano infatti che nel 2015 le esecuzioni immobiliari sono state quasi 226 mila, mentre nel 2016 sono ulteriormente cresciute a 267 mila unità, per un incremento del 18,3 per cento, con possibilità di toccare addirittura quota 300 mila unità nel corso di un 2017 che – da questo punto di vista – non promette certo niente di buono. Una consapevolezza che peraltro sembra essere già confermata dall’avvio del nuovo anno, visto e valutato che lo scorso gennaio si è registrato un aumento del 22 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Un fenomeno che colpisce soprattutto le famiglie
Ora, considerato che in Italia le abitazioni sono più di 31 milioni i, calcoli sembrano essere fatti: circa una casa su 100 è sotto esproprio, e ogni anno finiscono all’asta oltre 730 immobili. D’altronde, nessuna sorpresa: i pignoramenti rappresentano uno dei lati più aspri e duri di questa lunga crisi, e riguardano prima le famiglie delle imprese.
Secondo i dati statistici pubblicati, infatti, il valore medio di perizia degli immobili all’asta è pari a 142 mila euro per una superficie di 100 metri quadri e, pertanto, qualificano principalmente case di media dimensione, spesso collocate in zona di periferia o in zona di campagna. Solamente il 9 per cento degli immobili ha invece un prezzo di perizia che supera i 250 mila euro. Ancora, un quinto delle aste è localizzato in Lombardia, mentre più del 50 per cento è concentrato in sole cinque regioni (la già citata Lombardia, la Sicilia, il Piemonte, il Lazio e il Veneto).
Fatica a crescere il numero di case vendute
Tuttavia, di fronte a un’offerta sempre crescente, il numero di case che vengono realmente vendute all’asta fatica a decollare, e non basta la presunzione di procedure macchinose e spesso al di fuori della portata di persone poco esperte del settore per poter giustificare un simile scenario. A pregiudicare il buon esito di tali procedure è ad esempio il capitolo legato ai costi, considerato che circa il 22 per cento della somma recuperata sfuma in spese legali. C’è poi il capitolo legato ai troppi ribassi, che solo recenti interventi normativi hanno cercato di toccare con qualche tiepida disposizione. E, ancora, alla difficile accessibilità alle aste online (anch’esse, peraltro, in corso di crescente diffusione attraverso portali e operatori specializzati).
Insomma, in attesa di comprendere in che modo si evolverà il futuro del settore, non ci rimane che spegnere qualsiasi illusione: è molto probabile, infatti, che anche il 2017 sarà contraddistinto da procedure in sensibile crescita, e da case realmente vendute incapaci di tenere il passo.