Seat Pagine Gialle è stata salvata. Gli obbligazionisti senior secured hanno espresso voto favorevole sulla proposta di concordato preventivo che è stata presentata dalla società, caduta in disgrazia nel febbraio del 2013 dopo aver saltato il pagamento delle cedole semestrali maturate.
L’ammissione al concordato preventivo sotto il peso schiacciante dei debiti
Seat Pagine Gialle è stata ammessa al concordato preventivo dal Tribunale di Torino, procedura che secondo la nuova legge fallimentare, consente di mantenere la continuità aziendale con gli amministratori in carica nel tentativo di salvare le aziende in difficoltà. Caduta, ormai, sotto il peso di oltre 2,8 miliardi di debiti con un giro d’affari di poco meno di 500, il gruppo editoriale è stato costretto, dapprima a ristrutturare obbligazioni subordinate per 1,3 miliardi emesse dalla lussemburghese Lighthouse International convertendole in azioni, poi ad azzerare con lo stesso metodo i bond senior secured emessi da Seat Pagine Gialle (815 milioni) e i prestiti bancari per un ammontare complessivo di 1,5 miliardi di euro. Tutto questo ha aperto le porte a fondi hedge e di ventura che rastrellando titoli in default a prezzi bassissimi hanno praticamente messo le mani sulla intera holding.
Seat Pagine Gialle sembra salva, manca solo l’omologa del Tribunale
Cosa succederà adesso? Come spiegato in precedenti articoli, il concordato prevede sostanzialmente che Seat Pagine Gialle e la controllata Seat Pagine Gialle Italia, in concordato, si fondano per dar vita a una nuova realtà industriale depurata da ogni sorta di debito. Saranno, dunque, emesse nuove azioni da conferire ai creditori i quali diventeranno proprietari al 99,75% della nuova Seat Pagine Gialle.
Agli attuali azionisti resterà purtroppo, solamente lo 0,25%. L’azienda sarà quotata e sarà contendibile dal momento che i fondi avranno come unico interesse quello di venderla a qualche imprenditore o mandarla a nozze con altri gruppi industriali. All’atto finale manca ora solo la ratifica da parte dell’adunanza dei creditori prevista per il 10 luglio e l’omologa del giudice delegato del Tribunale di Torino, atteso per il mese di ottobre, ma pare abbastanza scontato l’ok che arriverà presto.
Attualmente, la richiesta di concordato preventivo sta diventando uno dei maggiori escamotage per tentare di salvare l’azienda. Uno strumento che la legge fallimentare prevede, che è stato più volte modificato e che la crisi degli ultimi anni sembra inflazionare.