Crisi Aziendali

Le Officine Maccaferri passano in mano al gruppo Carlyle


Il fondo americano Carlyle ha presentato l'offerta giusta, quella in grado di risollevare le sorti di Officine Maccaferri, da sempre il cuore produttivo e principale generatore di fatturato dell'intero gruppo industriale bolognese che nel maggio 2019, vista l'esposizione debitoria di 750 milioni, aveva presentato una richiesta di concordato preventivo al Tribunale felsineo. La multinazionale USA di private equity, che in Italia vede al timone Marco De Benedetti, ha convinto la holding SECI, la cassaforte finanziaria dei Maccaferri, con un'offerta vincolante per l’acquisto della totalità delle azioni presentata a nome di Ad-Hoc Group, società che unisce gli investitori titolari della maggioranza delle obbligazioni senior della stessa SECI. Bisognerà attendere gennaio 2021 per l’omologa del piano e per l’approvazione delle banche creditrici, ma la strada per il salvataggio di Officine Maccaferri e con essa dell'intero gruppo emiliano, oramai sembra tracciata e in discesa. L’offerta di acquisizione è accompagnata da un finanziamento ponte da 40 milioni di euro, da erogare entro fine 2020, al fine di garantire la continuità di Officine, realtà da mezzo miliardo di euro di fatturato operativa nel settore dell'ingegneria ambientale e punta di diamante del gruppo bolognese. Contestualmente Ad-Hoc, che ha battuto la concorrenza della francese Vinci, si impegna anche a sostenere l'attività delle aziende controllate da SECI investendo altri 20-30 milioni di euro. Nei giorni scorsi si era parlato anche di una terza offerta, quella presentata in tandem da Piero Gnudi (ex ministro del governo Monti ed ex presidente di Enel) e da Luca Montezemolo (ex Ad di Ferrari). I due manager, già soci di minoranza di Manifatture Sigaro Toscano, altra controllata di SECI, avrebbero proposto di ricapitalizzare la holding per una cifra di circa 45 milioni. Il Consiglio di amministrazione della holding avrebbe però già chiuso con Carlyle. Ora la palla passa al tribunale che entro gennaio prossimo dovrebbe avviare un’asta competitiva sulla base dell’offerta del fondo americano. Se tutto andrà come preventivato, Seci, la cassaforte dei Maccaferri, resterà padrona della meccanica e quindi della controllata Samp, ma cederà il ramo dell'ingegneria ambientale, dato che Ad-hoc Group acquisirà il 96% delle quote di Officine Maccaferri, che da sola vale quasi la metà del fatturato dell'intero gruppo.


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