Riforma «audace» della crisi d'impresa con molti cambiamenti
di Marco Passantino
Overbooking anche quest'anno a Gardone Riviera, per la 273 edizione del tradizionale convegno in materia di crisi d'impresa, organizzato dall'Ordine dei Commercialisti di Brescia, e intitolato Le Procedure Concorsuali verso la storica riforma. Due giorni in cui relatori di primo livello (magistrati e professionisti) si sono confrontati su uno degli argomenti più attesi del 2017, ovvero le radicali modifiche in arrivo alle norme sulla crisi d'impresa.
Dopo i saluti del Presidente dell'Ordine dei commercialisti di Brescia Michele De Tavonatti, gli interventi dei relatori - coordinati dal Presidente del Tribunale di Brescia Don. Vittorio Masìa - hanno fatto luce sui principali obiettivi dell'importante riforma. In particolare, come confermato dal parlamentare bresciano On. Alfredo Bazoli, ospite del convegno e relatore alla Camera per il progetto di riforma allora in veste di legge delega, tale progetto risultava già approvato dalla Camera e lo sarebbe stato anche dal Senato (come poi in effetti è stato).
Una riforma audace, che ha raggiunto un obiettivo non facile, ovvero guadagnare il semaforo verde da tutte le forze in gioco interessate: associazioni di categoria, sigle sindacali, mondo delle professioni, magistratura, etc. Insomma tutti d'accordo. E questo dopo una serie di aggiustamenti che hanno reso il testo attuale della legge delega abbastanza gradito a tutti. I cambiamenti sono parecchi, a partire da quelli terminologici, già adottati in tutte le moderne democrazie occidentali: le parole "fallimento" e "fallito", infatti, finiranno in soffitta, sostituite da un'espressione più tecnica e meno "traumatica", cioè "liquidazione giudiziale".
Il secondo grande tema su cui la riforma è incentrata è la continuità aziendale, che sembra essere diventata una priorità (il concetto era sempre stato espresso verbalmente dai vari Governi, ed ora pare aver trovato concreta applicazione). Si tende cioè a favorire in tutti i modi soluzioni alla crisi d'impresa che garantiscano la continuazione dell'attività, evitando perdita di posti di lavoro. Massimo incentivo dunque a tutti gli strumenti che consentono all'imprenditore di non "chiuder bottega", anche dando l' azienda in gestione ad altri soggetti con finalità di successiva vendita.
Il terzo grande tema (a mio avviso il più importante) è quello di favorire l'emergere tempestivo della crisi di un'azienda: in altre parole l'obiettivo è quello di superare la crisi aziendale prima che questa crei danni gravi e irreversibili. E ciò verrà fatto obbligando alcuni qualificati creditori dell'azienda (Agenzia delle Entrate ed Istituti Previdenziali), oppure lo stesso imprenditore, a segnalare eventuali difficoltà o anomalie a specifici enti a ciò preposti.
Se volessimo sintetizzare la portata di questi interventi in una parola, forse la più adatta sarebbe "prevenzione". Insomma: continuità da una parte, e prevenzione dall'altra. La convivenza tra questi due concetti è tutt'altro che impossibile, ma lascia spazio ad altrettanti legittimi dubbi. Il primo è su come la salvaguardia dell'attività aziendale si coniughi con le legittime esigenze dei creditori, i quali spesso non vedono di buon occhio la continuità di imprese indebitate, ma anzi preferirebbero soddisfarsi sul ricavato della vendita dei beni aziendali. Il secondo è su quanto il tessuto imprenditoriale italiano sarà propenso ad accettare l'istituto della "fase preventiva di allerta precrisi", cioè, detto in parole povere, quanto le aziende avranno così voglia di "farsi curare" e di sottoporsi a queste "terapie obbligatorie".
Ciò che è certo è che la riforma appare radicale, ma al tempo stesso equilibrata, in quanto coniuga - con meccanismi di "bastone e carota" - l'intento di non far chiudere le aziende con quello di renderle più responsabili.
Una riforma che coniuga obblighi di allerta preventiva a misure premiali per chi fa emergere la crisi in tempo. L'imprenditore che non tarda a segnalare le proprie difficoltà potrà, infatti, beneficiare di sgravi e agevolazioni, sia penali che amministrativi: insomma, una sorta di incentivo a "non nascondersi".
Una riforma che stando a quanto dichiarato dal Governo mira a tutelare sia l’interesse dei creditori che il tessuto sociale e aziendale. Le segnalazioni dei creditori qualificati (fisco ed enti previdenziali) non saranno dirette subito verso l'autorità giudiziaria. Tali segnalazioni dovranno infatti preventivamente "transitare" da un ente appositamente istituito presso la Camera di Commercio territorialmente competente, la quale nominerà un collegio composto da 3 professionisti, ognuno indicato da un diverso ente (Tribunale, Camera di Commercio, Associazione di categoria imprenditoriale). Tale collegio di professionisti avrà lo scopo di trovare in un lasso di tempo massimo di sei mesi una sistemazione stragiudiziale preventiva. Se tale obiettivo non viene raggiunto, la pratica sarà "passata" all'autorità giudiziaria affinché accerti lo stato d'insolvenza e agisca di conseguenza.
Analogo intervento del Tribunale (ma con conseguenze più gravi) si avrà nel caso in cui l’imprenditore in crisi resti inerte e non faccia nulla.
E’ interessante notare come le misure di allerta preventiva agiscano tramite un meccanismo non solo esterno (creditori qualificati) ma anche interno, attraverso l’interlocuzione con gli organi di controllo (collegio sindacale e revisore), i quali dovranno adeguatamente verificare e monitorare l’andamento degli indici economico/finanziari.
Il convegno Gardonese è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione su altri istituti, più o meno influenzati dalla suddetta riforma. Ad esempio il concordato preventivo, che viene come detto incentivato laddove preveda la continuità sotto qualsiasi forma (anche indiretta), ma che manterrà ancora la "vecchia" versione liquidatoria solamente qualora la proposta veda l'immissione di nuova finanza e dunque una soddisfazione maggiore per i creditori. Stop dunque ai concordati "inutili" che in passato sono stati oggetto di ampi abusi.
E analogo "stop" viene imposto ai trattamenti preferenziali di alcuni creditori, prevedendo l'obbligo, per le aziende debitrici, di "isolare" in una classe a parte i creditori che vantano garanzie reali da parte di terzi soggetti, e che dunque si trovano in situazione di palese vantaggio. Sempre sulla scìa dell'incentivo agli istituti di risanamento preventivo, vengono introdotte novità anche sul fronte degli accordi di ristrutturazione debitoria, i quali, a certe condizioni, potranno essere omologati e "imposti" anche ai creditori dissenzienti, disincentivando così comportamenti ostruzionistici.
E sempre in ossequio alla parola d'ordine "prevenzione", un importante aspetto della riforma è il valore nuovamente riconosciuto alla figura del collegio sindacale, che tornerà ad essere obbligatorio in molte società di capitali, e che verrà anche esentato da responsabilità, qualora si sia attivato segnalando prontamente lo stato di crisi all'ente preposto. L'importanza attribuita agli organi di controllo e vigilanza si può evincere anche dalla modifica normativa che prevede la nomina giudiziale del Sindaco, qualora l'imprenditore pur in presenza di obbligo non provveda. Specifici interventi del convegno sono stati poi dedicati alle procedure di sovraindebitamento ex L. 3/2012 partite in sordina nel 2013 ed "esplose" in gran numero negli ultimi 2 anni in merito alle quali è stato possibile confrontare le prassi applicate dai vari tribunali, e mettere a fuoco quei (numerosi) aspetti della norma che, essendo assolutamente poco chiari, pongono concreti problemi applicativi (e di responsabilità) sia ai professionisti facenti funzioni di gestori negli OCC, sia ai magistrati designati. Ulteriori approfondimenti hanno riguardato la fase di preconcordato e gli atti di gestione effettuabili in tale ambito (aspetto, dal punto di vista normativo, ancora estremamente poco chiaro) nonché agli istituti della "nuova" transazione fiscale e delle proposte concorrenti (introdotti dalla normativa ma rimasti pressoché inutilizzati nella pratica).
La parte finale del convegno si è invece focalizzata su due aspetti alquanto problematici delle procedure concorsuali, ovvero il sequestro penale (che ovviamente confligge con l'interesse dei creditori) e i reati ambientali, che possono dare luogo a spiacevoli responsabilità in capo al curatore.
Come di consueto, la due giorni di Gardone Riviera non è stata solo occasione di lavoro, ma grazie alla splendida cornice del Gran Hotel, e a due belle giornate di sole ha offerto agli ospiti e alle loro famiglie una location di rara bellezza dove trascorrere piacevoli momenti. Per l'occasione, alla fine della prima giornata, è stata allestita nel salone del Gran Hotel la consueta cena di gala, preceduta da aperitivo nella splendida terrazza affacciata sul lungo lago.
E si può dire con certezza che anche il successivo intrattenimento musicale e canoro a giudicare dal numero di persone intrattenutesi a danzare fino a tarda ora sia stato molto gradito da tutti i partecipanti.
Dunque all'anno prossimo!