Christie's sta per essere messa sotto l'attenzione dei giudici italiani. Il caso è scoppiato su L'ira della Dea Madre, diventando un fatto mondiale. Il nucleo tutela del patrimonio culturale dei carabinieri ha fatto partire l'inchiesta per capire come, la statua marmorea appartenente ad un periodo antecedente al 2500 a.c., sia andata a finire tra gli oggetti venduti nella famosissima casa d’aste Christie’s.
Un approfondimento relativo alle indagini
Gli aspetti più scuri sono diversi, sebbene le forze dell'ordine stiano mantenendo un certo silenzio. Ha parlato, però, Paolo Montorsi, comandante del nucleo di tutela del patrimonio culturale, dando conferma dell'avvenuto accertamento. Ha spiegato alla stampa che al momento non è possibile scendere nei dettagli, ma che si può sicuramente affermare che si stanno conducendo indagini dettagliate, per approfondire prima chi è il reale proprietario dell'oggetto, poi come abbia acquisito il possesso e infine, a quale titolo lo abbia cquistato. Bisogna cercare di riprendere l'intero excursu dela vicenda. Quest'ultimo dovrà mostrare quali sono i tioli in suo possesso, nel rispetto della legislazione italiana.
I reperti archeologici di cui si è proprietari prima del 1909
Il comandante si riferisce alla data del 1909, una data in base alla quale si può parlare di illegalità. Chi è in possesso di un reperto prima del 1909, lo può detenere e non solo, può anche vederlo, non violando la legislazione. In tutti gli altri casi si commette un vero e proprio reato; per i reperti archeologici, infatti, è vietato il commercio nonché il possesso. Montorsi aggiunge che ulteriori dettagli non potranno essere svelati fino alla chiusura delle indagini. Il proprietario avrà l'obbligo di dimostrare perché possiede legittimamente la Dea madra. L'asta sta andando avanti ma i risvolti potrebbero essere molteplici. Un altro elemento concerne la verifica della sua autenticità. Il reperto battutto all'asta da Christie’s ha un prezzo che oscilla tra gli ottocentomila dollari e il milione e duecentomila.
L'interrogazione presentata alla Camera da Pili
C'è poi il risvolto politico della vicenda. Infatti, il deputato Mauro Pili di Unidos ha richiesto un'interrogazione parlamentare. La Camera potrebbe, con la sua risposta, generare un nuovo problema. Pili non ha solo chiesto al Governo di intervenire per evitare la vendita della Dea madre a New York, ma ha richiesto anche che venga verificata l'asta di luglio che aveva riguardato sei bronzetti. Il parlamentare ha esibito una risposta scritta proveniente dal Governo. Possiamo sintetizzarla in queso modo: le indagini del corpo dei carabinieri del marzo del 2012 hanno rivelato che sei reperti erano stati posti in vendita sul sito www.royal-athena.com, la cui sede legale è a New York, di dubbia provenienza archeologica. Tali bronzi sono quelli che lo stesso Pili indica nell'interrogazione. Stando allo schedario on line, questi arriverebbero da collezioni di soggetti privati, europei. Probabilmente sono oggetti ritrovati in scavi illeciti, risalenti ai primi anni ottanta. Non è possibile svelare la data in cui sono fuoriusciti dal paese né tantomeno la loro provenienza.
La risposta della Barracciu
Il sottosegreario Francesca Barracciu, dopo il suo intervento, ha inviato un comunicato in cui si afferma che i bronzetti nuragici e la statua della Dea Madre oggetto di vendita all'asta presso case internazionali sono all'attenzione ministeriale e al suo vaglio. I sardi vanno rassicurati circa la vendita di beni culturali, spesso oggetto di strumentalizzazione politica. Circa l'asta della Dea Madre, la Barracciu spiega che c'era già stata la richiesta del professore Attilio Mastino, che è stato sollecitato il generale Mariano Mossa, comandante nazionale dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale- Si rassicura dunque il popolo sardo perché eventuali reati commessi, saranno accertati.
Relativamente ai sei bronzetti ha spiegato che la vendita all'asta è una questione che fu affrontata da Mibact. La vicenda fu scoperta dal corpo dei carabinieri nel 2012. Si cercherà, anche ora, di mantenere la stessa serietà nelle indagini condotte.
Anche la Barracciu fa riferimento alla legge 1 gennaio 1993
La legge 1 gennaio 1993 prevede che i beni fuoriscuito illegalmente da uno stato debbano essere restituiti. Nell'ipotesi de quo ciò non era possibile. Questo nn vuol dire, di certo, restare fermi. Sono già stati presi, infatti, contatti con la casa d'aste al fine di giungere ad una soluzione extragiudiziaele. Nel frattempo, con il Ministero della Giustizia si sta pensando ad un disegno di legge che riformi la disciplina delle sanzioni sui reati contro il patrimonio culturale e che conduca ad un inasprimento della pena, introducendo nuovi crimini che impediscano il compimento di tali reati.