Crisi Aziendali

Il rapporto Ocse sull’Italia: prospettive economiche mai così favorevoli, ma bisogna puntare sulle riforme


"Si prevede che l'economia recuperi i livelli del 2019 entro la prima metà del 2022", dopo una crescita per quest'anno stimata al 5,9%. "Il debito pubblico salirà quasi al 160% del Pil nel 2021". E' quanto prevede l'Ocse nella Economic Survey sull'Italia, invitando a "continuare a fornire sostegno fiscale, sempre più mirato, fino a quando la ripresa non sarà consolidata nei settori economico e occupazionale". L'Ocse auspica anche "un piano fiscale di medio periodo da attuare una volta che la ripresa sarà consolidata", per "ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil".

Crescita o rimbalzo?

Restando sull' ultimo rapporto prodotto dall' Ocse vediamo che il Pil mondiale ha superato il livello precedente al Covid, mentre per l’Italia, la crescita quasi al 6%. Indubbiamente servirà attuare delle nuove politiche di sostegno, almeno fino a quando non saranno state del tutto risolte le incognite rimanenti sul futuro dell'occupazione e sull'effettivo impatto della variante Delta. Le ferite economiche provocate dalla crisi, infatti la produzione, a livello mondiale, era ferma a metà del 2021 al 3,5%, decisamente più bassa rispetto alle precedenti stime. Stando agli ultimi calcoli presentati dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l'Ocse per l'appunto, il gap presente equivale a qualcosa come 4500 miliardi di dollari venuti a mancare per l'impatto che il Covid-19 ha avuto su larga scala.

In pratica questo ammanco è pari a un anno di crescita dell’economia mondiale ottenibile in condizioni normali. Lo scorso 21 settembre è stato presentato il rapporto Ocse durante l'Interim Economic Outlook che ha evidenziato come questa ripresa dell’economia mondiale, che però potrebbe essere un semplice rimbalzo, ha effettivamente riportato il Pil a livelli preesistenti alla pandemia di Covid. Inoltre bisogna fare un distinguo abbastanza importante perché sì, la ripresa c'è ed è vigorosa, grazie anche alle coraggiose decisioni che diversi governi hanno preso in questo periodo, ma segue un andamento decisamente diseguale. Questo per via della diversa distribuzione dei vaccini, infatti le campagne vaccinali, al momento, hanno risultati diversi da paese a paese.

L'impatto economico della campagna di vaccinazione

Quindi l'Ocse sottolinea che per poter arrivare a ottenere una ripresa sostenuta e generalizzata si deve agire su più fronti, a partire proprio dai programmi di vaccinazione in tutti i Paesi a strategie concertate di investimento pubblico. Questo è quanto affermato da Mathias Cormann, segretario generale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economic, durante la recente presentazione del report. Inoltre, il rapporto Ocse, mostra come durante il 2021 i rimbalzi maggiori si sono verificati nei Paesi che più hanno sofferto le conseguenze economiche provocate dall'imperversare della pandemia di Covid-19. Così, il nostro Paese, che nel 2020 aveva subito una diminuzione del prodotto interno lordo pari al’8,9% durante quest’anno dovrebbe mettere a segno una crescita del 6%

Le previsione future per quanto riguarda invece il 2022 parlano di un 4%. Tornando al forte rimbalzo attuale vediamo che è presente anche in altri paesi dell'area Euro messi in ginocchio dal Covid, così anche la Spagna ha un trend positivo, il governo di Madrid archivia una recessione del 10,8% avuta nel 2020 per andare incontro ad un aumento della crescita che si attesta al 6,8% di questo anno e che subirà una leggere diminuzione nel 2022 visto che si prevede un 6,6%. Qualcosa di simile sta accadendo anche nel Regno Unito, dove però resta ancora alto l'impatto che potrebbe avere la variabile creata dalla Brexit: l’economia inglese scala da un -9,8% registrato nel 2020 a un +6,7% ndi questo anno.

La Germania e la Cina

La Germania, sempre secondo il rapporto Ocse, ha dimostrato segnali di crescita e si parla di un + 2,9%, per andare poi ad accelerare nel 2022 quando dovrebbe mettere a segno un + 4,6%. Non si conoscono ancora i risultati che la crisi provocata dal colosso immobiliare Evergrande potrà avere nel paese del Dragone ma per il governo di Pechino si parla di una crescita pari al 8,5%, mentre ancora meglio ha fatto l'India con il suo +9,7% annuale.

Stando al rapporto OCse recentemente presentato il livello del Pil mondiale dovrebbe far registrare comunque dei segnali di crescita, passando dal 5,7% nel 2021 di questo anno per andare ad attestarsi ad un 4,5% nel prossimo anno. Resta però da segnalare un fattore critico, il forte deficit che continua a far segnalare il mercato del lavoro. Questo fattore infatti impedisce e impedirà di raggiungere e di stabilizzare i livelli generali. Gli aumenti fanno sì ben sperare anche se continua a regnare una certa giustificata incertezza. Quando si riusciranno a raggiungere i livelli preesistenti alla pandemia di Covid-19? Questo, con certezza, non può dirlo nessuno visto che, come già menzionato, sono molte le variabili e le varianti ancora in corso sul nostro scenario.

La situazione dei paesi del G20

L'aumento dei prezzi fatto registrare negli Stati Uniti non si è ancora replicato del tutto nelle altre economie sviluppate, come ad esempio Europa e Asia. Però sull’inflazione continua a pesare il veloce ritorno dei consumi a livelli normali, a cui si devono aggiungere le difficoltà di approvvigionamento nel tenere il passo della domanda, come sta accadendo nel Regno Unito, a corto di carburante e di frutta e verdura. Restando all'interno del gruppo del G20 vediamo che i prezzi al consumo dovrebbero aumentare fino al 4,5% a per tornare poi al 3,5%. Il contraccolpo maggiore lo fa segnare il comparto energetico con aumenti del 14.4% per il gas e del 29,8% della luce.

Nessuna fretta secondo il rapporto Ocse

L ’occupazione deve rimarginare ampiamente le ferite subite dalla pandemia, il rischio rappresentato dall'incognita della variante Delta e le disparità tuttora presenti nella ripresa economica e nelle campagne di vaccinazione, fanno sì che lo stesso Ocse si preoccupi di raccomandare cautela. In un futuro prossimo i governi internazionali saranno ancora chiamati ad applicare interventi di politiche macroeconomiche di sostegno e politiche monetarie accomodanti, almeno fino a quando le incognite menzionate non saranno risolte. Non c'è quindi nessuna fretta per un cambio di strategie e quindi non si sa quando si potrà effettivamente imboccare l’uscita da queste strategie di sostegno, sempre tenendo ben a mente che la miscela di politiche va calcolato sulle situazione dei diversi Paesi.

Foto: Corriere della Sera


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