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Imprese: quante si stima chiuderanno nel 2021?


La sempre più martoriata economia in Italia non accenna a riprendersi malgrado i ristori e i bonus emanati dai governi Conte e Draghi. Continuare a portare avanti la propria impresa, stando alle stime dell'ISTAT e di Confindustria, comporta sempre più rischi a livello finanziario, sopratutto per i debiti che frenano qualunque prospettiva d'investimenti a opera di terzi. Chiudere i battenti sembra essere una scelta sempre più battuta, e sia i titolari che i dipendenti ne pagano il prezzo più alto, anche se pure i fornitori e i distributori rischiano di rimetterci in termini economici. Il futuro di gran parte delle aziende italiane è già stato scritto, oppure è possibile contare su dei segnali di ripresa?

La situazione economica in generale

L'impatto del Covid-19 sull'economia italiana è stato significativo, come testimoniano diverse fonti autorevoli. Il PIL ha conosciuto un calo pari al -8,8% nel 2020, e si stima un ulteriore -1,25% nei primi tre mesi del 2021. La campagna vaccinale va eccessivamente a rilento. Pertanto, le restrizioni in vigore non si allenteranno in un prossimo futuro. Come conseguenza di ciò, 2 miliardi di euro di produzione vengono persi a cadenza settimanale. Il debito pubblico italiano ammonta al 160% del PIL, e la situazione potrebbe rimanere tale nel prossimo biennio. L'unico settore che risulta essere uscito relativamente indenne dalla crisi è quello farmaceutico. A essere maggiormente a rischio sono il turismo, la ristorazione, i trasporti e l'automotive (fonte: Euler Hermes).

Al giorno d'oggi, gli imprenditori devono tener conto del calo di liquidità e dell'elevata leva finanziaria. Le uniche eccezioni potrebbero essere rappresentate da chi fa impresa nel settore farmaceutico, oltre che in quelli dell'ICT e delle Telecomunicazioni (fonte: Euler Hermes). L'Ufficio studi della Confederazione Generale Italiana degli Artigiani ha rilevato la perdita di 156 miliardi di euro di ricchezza nazionale nel corso del biennio 2020-2021, ovvero di 2.600 euro pro capite. Ma allo stesso tempo, esso ritiene che quest'anno il PIL tornerà a crescere del 4,1%. Inoltre, 83 miliardi di euro di ricchezza nazionale potrebbero essere recuperati, e ciò significa che ci potrebbe essere un saldo negativo di 73 miliardi di euro (fonte: Adnkronos).

I rapporti di Confindustria e dell'ISTAT

Confindustria ha evidenziato che il Covid-19 ha causato una situazione disastrosa per l'economia nazionale. I consumi sono calati e il numero degli occupati è in leggera flessione. Chiunque sia a capo di una qualunque impresa, a causa dei debiti e degli oneri finanziari maggiormente pressanti, può contare sempre meno sugli investimenti di terzi e sui crediti bancari per risollevare le proprie sorti. Se da una parte l'esportazione all'estero sta attraversando una fase di frenata, dall'altra gli scambi commerciali a livello globale continuano a essere portati avanti, specialmente con la Cina, la Corea, il Taiwan e l'India. I tassi sovrani in Italia sono al loro minimo storico, e la Brexit da poco conclusa influirà sul Made in Italy esportato nel Regno Unito e viceversa (fonte: Confindustria).

Portare avanti un'azienda durante l'attuale pandemia è diventato sempre più difficoltoso, stando alle ultime proiezioni dell'ISTAT. L'ente ha indagato su un campione di poco più di 1 milione di imprese con 3 o più dipendenti operanti nei settori dell'industria e dei servizi. Le aziende che hanno chiuso i battenti in maniera definitiva sono state 73.000, ovvero il 7,2% rispetto al totale. A metà novembre 2020, il 68,9% delle imprese risultava ancora attivo, contro un 23% parzialmente attivo e un 7,2% non più in attività. 55.000 aziende su 73.000 hanno dichiarato che avrebbero riaperto in un prossimo futuro, mentre le altre 17.000 non prevedono di riaprire. Anche Unioncamere prevede un aumento del numero degli imprenditori che chiuderanno la propria attività (fonti: ISTAT e Adnkronos).

Quali sono i settori più colpiti?

Le industrie maggiormente colpite dalla diffusione del Coronavirus su scala nazionale sono quelle automobilistiche. Confindustria ha stimato che la produzione annuale è crollata del 26,4%. Va anche detto che già in precedenza le cose non andavano bene. Infatti, la variazione annua della produzione era al -3,3% nel 2018 e al -9,5% nel 2019. Per la produzione di veicoli si è parlato di un -21,9%, ma c'è stata una fase di deciso recupero in seguito al periodo di lockdown tra marzo e aprile del 2020. Tuttavia, la seconda ondata di Covid-19 e la Brexit pongono un freno a qualunque accenno di ripresa da parte del settore automobilistico. Le nuove immatricolazioni sono scese di circa mezzo milione rispetto al 2019 (fonte: Confindustria).

Mandare avanti la propria impresa di questi tempi risulta essere più difficoltosa anche in altri ambiti, come può testimoniare il settore della ristorazione con 30.000 imprese chiuse (e 5.000 di queste non riapriranno). I settori del turismo e della cultura sono altrettanto in sofferenza. Neanche le palestre e le attività sportive sono sfuggite alla crisi economica. Ma la pandemia ha danneggiato sopratutto le piccole e le piccolissime imprese che si concentrano sui servizi non commerciali, oltre che quelle operanti nel Sud Italia. La causa principale sembra essere la riduzione del fatturato da parte del 68,4% delle imprese tra giugno e ottobre del 2020. L'ISTAT ha dichiarato che il fatturato sarebbe calato ancora per il 61,5% delle imprese tra dicembre 2020 e febbraio 2021 (fonte: Adnkronos).

Su cosa possono contare le imprese per risollevarsi?

Il 19 marzo del 2021, il Governo ha approvato il decreto n.41/2021 (il cosiddetto dl Sostegni, ex decreto Ristori 5). Esso è stato emanato per aiutare le imprese e le famiglie a fronteggiare l'emergenza Covid-19 e può contare su uno stanziamento di 32 miliardi di euro. Ma gli aiuti statali non si fermano qui. Sono previste 5 fasce d'indennizzo per le aziende e i professionisti, nonché la proroga della Cassa Integrazione Covid. Il blocco dei licenziamenti è stato esteso fino al 31 giugno 2021, mentre il Fondo sociale per l'occupazione e la formazione riceverà altri 400 milioni di euro. Il fondo del Reddito di Cittadinanza sarà nuovamente rifinanziato con 1 miliardo di euro (fonte: www.fasi.biz).

###Chiudere la propria impresa è una prospettiva sempre più probabile?

Confcommercio prevede che nel primo trimestre del 2021 oltre 390.000 imprese chiuderanno definitivamente, malgrado l'apertura di 85.000 nuove imprese. Confesercenti stima che 150.000 imprese del terziario chiuderanno. Per Confartigianato, 1 impresa su 5 farà fatica a continuare la propria attività. Gli aiuti e gli ammortizzatori statali hanno "cristallizzato" la situazione, è vero. Ma il calo del fatturato e l'aumento del ricorso al debito bancario, così come la crisi di liquidità, potrebbero sferrare il colpo di grazia alla maggior parte delle imprese italiane rimaste ancora in piedi. A rischiare maggiormente sono i servizi di alloggio e di ristorazione, oltre che le agenzie di viaggio e i tour operator. Neppure le attività sportive, artistiche e d'intrattenimento potrebbero salvarsi dalla crisi (fonte: Adnkronos).


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