La pandemia Covid-19 ha obbligato il Governo a chiudere cinema, teatri, stadi e parchi di divertimento, il bacino sul quale, negli anni, aveva costruito il suo successo imprenditoriale la Fun Food di Rivergaro in provincia di Piacenza, leader in Italia nella produzione di pop corn. L'impresa emiliana, 24 dipendenti, senza il suo naturale sfogo di mercato ha visto crollare il proprio fatturato del 90% e rischia seriamente di entrare in una crisi irreversibile che la condannerebbe alla chiusura. Anche perché sino ad ora, come denunciato dalla Regione Emilia-Romagna, l'azienda non ha potuto beneficiare dei ristori governativi. Colpa della burocrazia, o meglio, del meccanismo dei codici Ateco che consente allo Stato di elargire i fondi di sostegno, ma che ha letteralmente tagliato fuori la Fun Food poiché l'impresa ricade nel settore agroalimentare. E così, senza aiuti economici e con la maggior parte del mercato nazionale nel settore dello spettacolo fermo, l'azienda non ha potuto fare altro che ricorrere alla cassa integrazione. Mentre la Regione si è già attivata per trovare una soluzione al problema. “Chiederemo al ministero ufficialmente di rivedere i codici Ateco nell’ultima finestra sui ristori che si aprirà a fine gennaio - ha detto all'Agenzia Dire l'assessore allo Sviluppo Economico Vincenzo Colla - non c’è più esigenza di applicarli a prescindere, ma vanno calibrati sulla filiera. Non regge un sistema dove i codici sono trasversali, per cui un’azienda riceve i ristori e un’azienda della stessa filiera non li riceve”. Proprio il caso della Fun Food. La crisi dell'azienda è stata esaminata anche dall'Assemblea legislativa della Regione con il Pd che ha sottolineato come "siano stati ristorati i cinema e non l’unica azienda italiana che produce pop corn e che i cinema li rifornisce". In tutto il mondo sono tre le aziende che si occupano di rifornire cinema e parchi di divertimento di pop corn e delle macchine per sfornarli: oltre alla Fun Food ci sono un’impresa americana e una tedesca, "la quale - ha denunciato il Pd in Regione - è già stata rimborsata dal Governo teutonico di una cifra pari al 75% del fatturato perso a causa del Covid". Se la Fun Food chiude, quindi, “il mercato italiano diverrà preda delle aziende estere“. L'azienda piacentina, che ha anche bancali di mais da smaltire quanto prima, non se ne sta comunque con le mani in mano e sta cercando di entrare in altri mercati, come quello della grande distribuzione, ma servono risorse e tempo.