Dopo la scalata fallita a Villa Pini e il dossier di Bankitalia, De Nicola finisce nella black list rapporto-Visco.
Si tratta della stessa persona che due anni fa offrì 31 milioni di euro per mettere le mani sulla clinica privata del crac Angelini. La storia del professor De Nicola inizia da lontano. Comincia nel 2004 quando, nello studio di un notaio pescarese, firma un atto che toglie dai guai economici nientemeno che l’ex arcivescovo di Pescara, Francesco Cuccarese, e finisce nell’agosto del 2014 sul tavolo di un giudice del tribunale di Chieti. In circa dieci anni, Carichieti va a finanziare una lunga serie di operazioni: dall’acquisto del Sund Hotel a Montelsivano, all’affare delle cliniche private marchigiane, fino alla scalata a Villa Pini. Ma Visco non fa sconti a nessuno. E specifica nel suo rapporto: “Il processo del credito evidenzia persistenti lacune nella gestione dei principali clienti”. Seguono i nomi dei big, di Chieti e Pescara, che hanno avuto fidi continuamente. Finché si arriva alla frase: “I rapporti con il gruppo De Nicola non sono stati riesaminati nonostante i reiterati inadempimenti intervenuti successivamente alla rimodulazione delle linee di credito e l’incapienza delle garanzie acquisite”.
Il pignoramento di 25 milioni di euro
La cifra che pende su tutto il gruppo interessato a Villa Pini è ormai scritta su un atto pubblico: un pignoramento di 25 milioni. Sono stati chiesti da Carichieti, ma non è sufficiente per scongiurare il commissariamento. Ad aprile, il credito vantato dalla Cassa viene è stato messo in sofferenza. A giugno, la banca ha presentato gli atti del precetto. E a luglio, quando gli ispettori di Bankitalia sono già ripartiti, è partito il maxi pignoramento per 25 milioni e 700 mila euro su quattro immobili di prestigio del gruppo De Nicola su cui gravano altrettanti mutui ipotecari.
L’azione intentata, tuttavia, non ha salvaguardato, però, il povero Carichieti dallo choc e dall’arrivo del commissario, Riccardo Sora, che sta già applicando la cura-Bankitalia: dando una bella battuta di arresto agli sconfini di credito, ai mutui a rischio, a fidi e favori agli amici.
Il tentativo di salvaguardare l’operazione della Fondazione Ivec
Andiamo indietro nel corso del tempo: a De Nicola e all’operazione di salvataggio della Fondazione Ivec (In Veritate et Charitate) dell’ex arcivescovo Francesco Cuccarese. L’operazione consentì al prelato di uscire fuori da una situazione debitoria drammatica di sette fondazioni che sfiorava i 40 milioni di euro. Ma fu così interessato anche dalle indagini della procura pescarese.
Non fu la provvidenza, in quel lontano 12 dicembre del 2004, a salvare Cuccarese, ma il professore delle cliniche che, attraverso un ricco finanziamento della Carichieti (5 milioni) e l’intercessione dell’allora sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso, delegò il fedatissimo Guido Dezio a curare la mediazione, acquistò il Sund dal vescovo, una casa di riposo di 12 piani.
Un passo in avanti nel tempo e si arriva al 2007 quando De Nicola, tramite Carichieti, sconfina anche nelle Marche. Ha rilevato il 60 per cento della Stella Maris (per la quale a breve è prevista un’assemblea dei soci e una ricapitalizzazione di 4,5 milioni) e il 48 per cento di Villa Anna. Quindi si giunge all’offerta da capogiro per Villa Pini che permette al re della sanità, e delle scuole private, di vincere la gara. Salvo poi perdere il primato per non aver rispettato il termine di versamento dell’ingente somma.