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Napoli, il Comune vende Villa Ebe per evitare il crac


Lo splendido Castello di Lamount Young all'asta insieme ad altre bellezze architettoniche per pagare la maxi multa da 85 milioni inflitta dalla Corte dei Conti

La stangata della Corte dei Conti era già pesante di suo, se poi ci aggiungiamo l'ulteriore richiesta dei magistrati contabili, che pretendono dal Comune di Napoli il pagamento in un'unica soluzione della multa da 85 milioni per lo sforamento di bilancio 2016, ecco che capiamo bene come mai il municipio partenopeo abbia deciso di vendere quel gioiello di villa Ebe. Il maxi buco finanziario origina dal mancato inserimento del debito per gli interventi post terremoto: circa 80 milioni dovuti al consorzio Cr8. Per ripianarlo, perlomeno in parte, il Comune metterà in vendita all'asta la villa, nota anche come 'castello Lamount Young', dal nome dell'architetto che l'ha progettato. Fu costruito nel 1922 e abitato fino al 1970, fino a quando la signora Ebe Young non passò a miglior vita. In questo palazzo inoltre, lo stesso Lamount Young si suicidò nel 1929. Dopo la morte della moglie di Young, Villa Ebe è passata nelle mani del Comune e dei suoi amministratori, che nel tempo non hanno fatto altro che abbandonarla al degrado e all’incuria. Dopo il disinteresse pubblico, a fare scempio di tale bellezza architettonica sono stati due incendi dolosi. Tantissimi i progetti che sono stati presentati nel corso degli anni per rivalutare Villa Ebe: nel 2005 fu approvata l’idea di trasformare il castello in un museo interattivo dello stile Liberty a Napoli, ma non se ne fece più nulla; nel 2008 la Regione promosse un finanziamento da più di 3 milioni di euro grazie all’utilizzo di fondi europei, ma anche in questo caso, fu solo un clamoroso buco nell’acqua. Villa Ebe però non è il solo bene del Comune messo in vendita per evitare il crac: oltre al castello situato sulle rampe di Pizzofalcone c’è il Mercato Ittico di piazza Duca degli Abruzzi, l’Ippodromo di Agnano e la sede comunale di via Verdi, la Centrale del latte di corso Malta e l’ex Fonderia Corradini di via Boccaperti a San Giovanni a Teduccio, ex fabbrica dismessa.

 

 


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