Sempre durante la stessa mattinata, alla farmacia della Maugeri è arrivato il fax di un fornitore che avvisava della sospensione delle forniture di medicinali per mancati pagamenti.
La situazione antecedente alla richiesta di concordato preventivo
Le voci in giro erano diverse ed erano state fitte anche all’ultima assemblea dei lavoratori. La scorsa settimana, invece, c'era stato il cda con il nuovo presidente Gualtiero Brugger. Venerdì mattina è stato presentato un “ricorso rivolto all’apertura di una procedura finalizzata al perfezionamento dell’accordo di ristrutturazione dei debiti in continuità con quanto fatto finora”. Con l'utilizzo di tale procedura, infatti, la fondazione è alla ricerca di un accordo con i suoi creditori per evitare il fallimento e andare oltre quella che è una grave crisi. Generalmente l'iter è il seguente: successivamente al deposito della domanda, il tribunale delega un giudice alla procedura, entro 30 giorni convoca i creditori e nomina il commissario giudiziale che deve esercitare un controllo su tutte le attività svolte dall’azienda. In più, da ieri e fino alla fine della procedura, i creditori non potranno rivalersi con azioni sul patrimonio del debitore.
La fondazione ha bloccato le trattative con i medici e con la dirigenza non medica
La Maugeri non è agitata solo per questo motivo. La fondazione ha, infatti, bloccato le trattative con i medici e la dirigenza non medica: per loro, oltre 800 professionisti sui 3500 dipendenti nelle 21 strutture della Maugeri, quasi 300 a Pavia e Montescano. Sabato è entrato in vigore il contratto della sanità privata. Quel contratto annunciato a luglio per tutti, contro il quale sono state raccolte circa 30 mila firme perché andrebbe ad incidere pesantemente sui diritti e compensi. Il motivo qual è? La Fondazione, spiega ampiamente in una nota, “rileva l’assoluta indisponibilità a discutere alcuni dei punti oggetto della proposta del 14 ottobre, quali indennità di esclusività e periodo feriale. Questa pregiudiziale non può essere accettata in quanto solo l’affrontare tutti i punti può essere un percorso alternativo e compatibile con l’obiettivo economico. Pertanto è stata data comunicazione della chiusura della fase di confronto”. “Eppure dal tavolo non era uscito nessun documento – è la precisa contestazione dei medici – si era solo discusso e non era iniziata nessuna trattativa”.
Il 30 novembre e il tavolo tecnico per evitare il passaggio alla sanità privata
La novità è che la Fondazione divide i medici dagli infermieri, la dirigenza dal comparto che, secondo quanto precisato in questi giorni ai sindacati, ha invece un lasso di tempo fino al 30 novembre per discutere sull’accordo nel tavolo tecnico, evitando in questo modo di passare unilateralmente al contratto della sanità privata. E' giunta una nota firmata dal direttore generale Alberto De Matthaeis con la quale la fondazione appoggiain questo modo la “volontà delle organizzazioni sindacali del comparto di attivare un tavolo tecnico di fattivo confronto che permetta di discutere di tutti i punti avanzati da Fondazione nella proposta del 14 ottobre, e in tal senso si dà disponibilità ad incontrare i rappresentanti”. Discussione sì, ma sintesi entro il 30 novembre termine dopo il quale la fondazione – emerge nella lettera – si sentirà libera da ogni obbligo di prosecuzione al confronto”.
Ciò che si percepisce, però, è che trattativa di fatto non fosse iniziata e neanche con gli stessi medici: per quale motivo si è giunti a ciò? Maugeri spiega: “Abbiamo presentato una proposta dettagliata per consentire la permanenza nel contratto pubblico garantendo il risparmio necessario (quello sul personale è passato da 22 a 18 milioni, ndr) e prevedendo una razionalizzazione dei costi, attraverso azioni di riduzione, riorganizzazione e revisione di tutte le voci, dalle collaborazioni alle consulenze, da consumi, spese e servizi alla ulteriore centralizzazione degli acquisti. Si è intervenuti e si continua intervenire ma ciò non basta ed è necessario intervenire sul costo del lavoro sul quale negli ultimi anni non si è agito. Il piano ipotizzato allo stato non prevede esuberi”. Nel 2013 Maugeri aveva raggiunto un fatturato di 305 milioni di euro e una perdita d'esercizio di 15,4 milioni collegata al patteggiamento con la procura di Milano relativamente all'inchiesta sui fondi neri, oltre ad andare a ridurre un fatturato di circa 15 milioni a causa della spending review.