C'è l'intesa politica, si punta all'approvazione del Ddl senza emendamenti
Improvvisa accelerata, dopo lo stop alla Camera, per la riforma del diritto fallimentare. A pochi mesi dalla fine della legislatura il Ministero della Giustizia avrebbe stretto i tempi per arrivare ad una rapida approvazione del disegno di legge, un vero e proprio nuovo testo unico dell’insolvenza che, se approvato dal Senato, pensionerebbe di fatto quello attuale, figlio di un regio decreto scritto 75 anni fa. Obiettivo del Ministro Orlando - che già avrebbe incassato l’ok dalla maggioranza - è ottenere una larga approvazione senza emendamenti al Senato in modo, così, da bypassare la Camera e chiudere la partita sul gong della legislatura. Secondo il Sole 24 Ore, che ieri ha anticipato alcuni passaggi della riforma, al Ministero si lavorerebbe già alacremente al decreto delegato. Stralciata la parte sull’amministrazione straordinaria, oggetto di scontro alla Camera e non in linea con quelle linee guida giunte da Bruxelles - l’Unione Europea sta spingendo infatti per una legge fallimentare il più armonizzata possibile tra i vari Stati - il Ministro punta comunque ad attuare modifiche sostanziali alla normativa sulla crisi d’impresa. In primis con l’introduzione di misure d’allerta.
Tra le novità le 'misure d'allerta' previste in Commissione Rordorf
Tra quelle previste dalla commissione Rordorf (la commissione ministeriale che ha preparato il testo del provvedimento) spicca il meccanismo di emersione tempestiva delle situazioni di crisi d’impresa, quelle ‘spie’ che si dovranno accendere in caso l’azienda si trovi ad affrontare le prime difficoltà, i primi sintomi di una situazione che se trascurata potrebbe trasformarsi in un serio stato di insolvenza.
Le segnalazioni dei 'creditori qualificati'
Altra nodo chiave della riforma è quello che riguarda i creditori qualificati, Fisco e Inps, e la possibilità in capo ad essi di segnalare casi di mancato pagamento di imposte e contributi. Tale segnalazione, altra ‘spia’ dello stato di difficoltà economica aziendale, non sarà però più indirizzata all’autorità giudiziaria, bensì all’organismo di composizione della crisi, già previsto dalla disciplina del cosiddetto sovraindebitamento delle persone fisiche e delle piccole imprese. A tale organismo spetterà intervenire per studiare l’uscita dalla fase di difficoltà entro 6 mesi. Appare chiaro, dunque, come l’impostazione dell’intera riforma punti ad una emersione delle situazioni critiche con l’obiettivo di aiutare l’imprenditore prima che la situazione sia compromessa in maniera definitiva, con il fallimento e l’eventuale bancarotta, come unico sbocco.