Concordato Preventivo

Maugeri: concordato preventivo in bianco


Il concordato preventivo in bianco è stato raggiunto. Tra i commissari nominati dal tribunale di Pavia c'è anche Albertini, già commissario di Alitalia e Bertone.

L'intenzione è quella di trovare un accordo con i creditori sulla base del piano di rilancio

Sono trascorsi circa quattro mesi per giungere ad un accordo con la massa creditoria. Finalmente possiamo dire che il tribunale di Pavia ha permesso alla Maugeri di accedere alla procedura di concordato preventivo in bianco. Lo scopo è quello di trovare in qualche modo un accordo con i creditori, basandosi sul piano di rilancio, in modo da evitare la strada del concordato preventivo canonico che, come sappiamo, genera lungaggini procedurali e costi eccessivi. Queste sono le parole del presidente Gualtiero Brugger, formatosi presso la Bocconi, il quale ha un valido passato. E' stato, infatti, alla consulenza del mortadellone Romano Prodi, periodo Iri. La conferenza stampa che si è tenuta è volta ad intavlorare “un'apertura alla comunità che deve sapere cosa accade in una realtà così importante come la fondazione Maugeri”.

I debiti sono aumentati ogni anno, fino a toccare grandi cifre

I debiti che la Maugeri ha con la Fondazione sono aumentati anno dopo anno. Se nel 2011 erano 23 milioni, ora ce ne sono 52,9 milioni, dati alla mano. Sembrano esserci le condizioni perché si possa concludere con i creditori nel modo puà semplice. Tuttavia ciò inciderà sul costo del lavoro che dovrà essere abbassato in modo eccessivo, rispetto a quelle che sono le altre realtà sanitarie presenti in Lombardia.
Il presidente Brugger ha illustrato quanto il triennio passato da poco, sia stato molto difficile, infatti i ricavi della Fondazione Maugeri sono in calo di 24 milioni di euro. Non si può più consentire che il costo del personale vada ad assorbire il 61% dei ricavi della Maugeri mentre i concorrenti col costo più elevato non toccano il 50%: il costo della manodopera incide al 47% per il gruppo Kos Santo Stefano, al 49% al Don Gnocchi, strutture che sono simili a quella della Fondazione Maugeri.

L'ottica è quella di procedere verso una strada densa di sacrifici ma diretta allo sviluppo

La richiesta è quella di sacrificarsi tutti, nessuno escluso. Con i lavoratori la Maugeri non è in guerra, essi rappresentano il loro massio bene. Purtroppo il costo del lavoro sta raggiungendo livelli troppo difficili da sostenere. Viene da una serie di stratificazioni e non sembra poter essere compatibile con la mole deiricavi. Il discorso non è di certo gradevole. Il punto è che se anche i valori di spesa diminuissero un costo del lavoro al 61% non è sostenibile per un'intera attività. Il presidente sostiene che è necessario focalizzare l'obiettivo da raggiungere e poi trovare un accordo, le vie sono tante. Sono state spese parole anche verso i sindacati, ma ciò che è necessario è la presenza degli investitori, i quali esprimono grande retrosia nell'investire a causa dei costi suddetti.
Nel frattempo Brugger ha spiegato che si sta abbandonando l'idea di vendere alcuni dei centri, da due a quattro, sui circa ventuno della fondazione. In questo modo si potrebbe guadagnare qualcosa e pagare i creditori. Ha, infatti, spiegato che bisogna puntare alla ricapitalizzazione, in modo da tenere i ventuno centri. Per poterlo fare, poiché la Fondazione, ricordiamo è una onlus e ciò vuol dire che non può ricevere capitali, le opzioni sono due e sono entrambe percorribili.
Si potrebbe scindere l'azienda sanitaria, che è un qualcosa a parte, dalla Fondazione, che sarà impiegata nella ricerca e conserverà la maggior parte delle strutture. Si potranno così far entrare nuovi investitori. Dall'altro si potrebbe valorizzare il patrimonio immobiliare tramite un fondo appartenente alla medesima Fondazione. Queste vie sono state già percorse dal gruppo Kos e dall'Humanitas.

La Maugeri ha dunque chiesto il concordato preventivo in bianco

La fondazione ha presentato un ricorso in tribunale. Ciò ha portato ad interrompere la trattativa con i medici. Si parla di un contratto privato per quasi 800 persone. Il Tribunale di Pavia ha accettato la richiesta del termine di 120 giorni per depositare il piano ed ha proceduto alla nomina di tre commissari: sono Stefano Ambrosini, Rolando Brambilla e Mauro Zampollo. Ambrosini è il commissario di Alitalia, Bertone, Exergia e Porto d'Imperia, è uno dei massimi esperti di criticità aziendali a livello nazionale. Brambilla, commissario del San Raffaele, è una delle più alte competenze in ambito di procedure fallimentari, con una lunga esperienza. Zampollo, commercialista di Vigevano, si è occupato del caso della Casa di Cura Beato Matteo.
Il Tribunale ha scelto loro perché si possa riportare ordine ad un sistema corrotto, quello della sanità lombarda.