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L’ultima estate del colosso Thomas Cook


Si chiude con un pesante fallimento l’ultracentenaria storia imprenditoriale del colosso britannico dei viaggi organizzati Thomas Cook. Dopo 178 anni di storia l’azienda ha dichiarato bancarotta cancellando tutti i futuri voli e le future vacanze. Le trattative tra proprietà, la cinese Fosun Tourism Group, e i creditori sono naufragate nella notte. L’azionista di maggioranza con gli occhi a mandorla non è riuscito a raccogliere gli ulteriori finanziamenti per 200 milioni di sterline che sarebbero stati indispensabili ad evitare il collasso. Fosun il mese scorso aveva già iniettato 450 milioni di sterline nella società all'interno di un pacchetto di salvataggio di 900 milioni di sterline. In cambio di quell'investimento, i cinesi avevano acquisito una quota del 75% della divisione operativa di Thomas Cook e un 25% della sua compagnia aerea.

Già nel maggio scorso Thomas Cook aveva accusato una perdita da 1,45 miliardi di sterline, a causa soprattutto della svalutazione di MyTravel, l’impresa con cui si era fusa nel 2017, costata da sola quasi 1 miliardo. Ora il fallimento mette a rischio qualcosa come 22mila posti di lavoro a livello mondiale, ma anche il rientro in patria di circa 150mila vacanzieri britannici che erano partiti su voli Thomas Cook. Mentre almeno 600mila sono riusciti a tornare a casa dopo veri e propri viaggi da Odissea. Il crac del tour operator più vecchio del mondo mette in pericolo anche la sostenibilità economica di centinaia di alberghi italiani che vantano crediti importanti con la Thomas Cook. A denunciarlo è Federalberghi: “Si rischia uno tsunami turistico-imprenditoriale, afferma l’Associazione di categoria - siamo molto preoccupati. In poche ore, siamo stati contattati da molti alberghi, ciascuno dei quali vanta nei confronti del tour operator inglese crediti per decine, a volte centinaia di migliaia di euro. Si conferma, ancora una volta – tuona Federalberghi - che la direttiva europea sui pacchetti di viaggio è una norma lacunosa, che non tiene conto del ruolo delle imprese turistico ricettive. Ora chiediamo al Governo italiano di intervenire con presso le autorità inglesi e degli altri paesi in cui operano le società del gruppo Cook, per tutelare la posizione delle imprese italiane. Nel contempo, suggeriamo ai nostri soci di informare eventuali clienti che hanno prenotato con l’azienda britannica e che stanno per arrivare, affinché sappiano che dovranno saldare il conto in albergo, per poi chiedere alle competenti autorità inglesi il rimborso di quanto versato a Thomas Cook”.

La storia del turismo organizzato mondiale è stata scritta proprio dall’azienda britannica che 178 anni fa non era altro che una piccola impresa di "charity business". Con il boom dei treni e delle navi a vapore, che ha fatto decollare il turismo di massa, era decollata anche la Thomas Cook che prende il nome dal suo fondatore, un semplice tipografo inglese di religione battista. Il 5 luglio 1841 Cook organizza una gita di 11 miglia nella campagna del Derbyshire. A quel primo viaggio organizzato partecipano 570 persone della low class, che pagano appena uno scellino per un pacchetto di divertimenti che comprende il trasporto in treno su sedili in terza classe, un pranzo e uno spettacolo di gran galà. È così che nasce il nuovo business: la vendita di esperienze turistiche rivolta alle classi popolari, vendita gestita e organizzata dall'agente di viaggio, cioè la Thomas Cook. Nel 1869 Cook organizza la prima crociera sul Nilo e in pochi anni crea una vera e propria industria turistica che nel 1888 arriva ad avere uffici in tutto il mondo. L'agenzia ha poi una caratteristica, i suoi viaggi includono un itinerario, i biglietti per i trasporti e dei buoni validi per pranzare nei ristoranti convenzionati e per dormire negli hotel convenzionati. Si deve a Cook, peraltro, l’invenzione dei travelers check coi quali i suoi clienti potevano cambiare la valuta negli hotel a un tasso di cambio predeterminato, idea che ha ovviamente facilitato i viaggi in Italia, espandendo la circolazione della lira. Nel 1919 la Cook è la prima compagnia di viaggi a prevedere voli in aerei, tanto che poi si doterà di una propria compagnia e nel 1990 diventa leader mondiale delle vendite al dettaglio di valuta estera, un'attività che successivamente cederà all'American Express. Come riporta l’agenzia Agi, se la rivoluzione industriale ha decretato il decollo di Thomas Cook, la rivoluzione digitale e le incognite della Brexit, ne hanno sancito la fine. La possibilità di prenotare viaggi, pernottamenti e pasti via Internet (nonché l’apertura di Airbnb) ha reso obsoleta, di fatto, l’agenzia viaggi e il concetto di vendita di un ‘pacchetto all inclusive’, di fatto creato dall’impresa britannica. L'azienda ha in generale accusato la sempre maggiore propensione dei viaggiatori ad organizzare autonomamente le proprie vacanze, facendo così meno ricorso ai tour operator. E la Brexit ha poi fatto sì che molti clienti britannici rinviassero i piani per le loro vacanze (-57% dei pacchetti viaggio venduti nell'estate 2019) dando in pratica la spallata decisiva alla Cook.


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