Potrebbe diventare un albergo cinque stelle, accessibile solo a danarosi clienti come avvenuto già nella vicina isola di San Clemente, alle Grazie e all’atollo di Sacca Sessola. Dall’altro ci sono i veneziani disposti a comprare un pezzetto dell’isola per impedire la speculazione a favore di pochi, privatizzare un bene pubblico perché resti tale, a disposizione di ciascuno.
Abbiamo parlato la scorsa volta di com’è partita quest’avventura. La notizia è arrivata a giornali come il Times, il New York Times, il Guardian, lo Spiegel, la tv francese e tanti altri. In meno di tre settimane l’associazione “Poveglia per tutti” raccoglie oltre 3mila sottoscrizioni, più alcune donazioni superiori alla quota minima. Per la seconda fase servono circa 350-400mila euro. Il bando per partecipare scade tra pochi giorni.
Se l’associazione vincerà Poveglia sarà trasformata in un giardino lagunare liberamente accessibile a tutti, svincolato da regole di produttività. Tutti gli utili eventuali saranno reinvestiti sull’isola stessa. Sarà poi gestita in modo no-profit ed eco-sostenibile.
La quota sottoscritta permetterà di partecipare equamente alle decisioni sulle sorti di Poveglia, mai a una qualche forma di partecipazione agli utili, né a quote azionarie e né a fonte di privilegio per gli associati. Se ciò non accadrà, al momento del rientro del deposito cauzionale la quota di sottoscrizione straordinaria di 80 euro sarà restituita ai soci mentre i restanti 19 saranno serviti per coprire le spese di registrazione dell’associazione, del conto corrente, di partecipazione al bando. Il comitato e gli altri eventuali compratori avranno tempo fino al 6 maggio. Passeranno alla fase successiva di rilancio solo le cinque migliori offerte presentate.
Comunque vada la sfida è già in parte vinta. Almeno quale esperimento sociale di riappropriazione della cosa pubblica attraverso l’azionariato e la mobilitazione popolare. Alla prima serata di presentazione dello strano gruppo d’acquisto le adesioni sono state tali da poter superare i 20mila euro necessari a partecipare alla gara e l’associazione ha raccolto intorno a sé un centinaio di volontari tra professionisti ed esperti in varie materie.
E’ stato scoperto così, grazie al gruppo tecnico, che in realtà il piano regolatore di Venezia prevede che il 30% della superficie delle isole resti ad uso pubblico, anche di quelle in mano a privati che respingono in malo modo i veneziani che tentano di approdare a luoghi da sempre pubblici ma privatizzati di punto in bianco, sempre a favore del miglior offerente.
Vedremo, intanto, i risvolti della vicenda.