La rabbia, l’amarezza e lo sconforto sono tanti, a seguito dell’apertura della procedura di mobilità.
Rabbia, amarezza, sconforto.
Nella sede della Confindustria c’è stata a tutti gli effetti la riunione decisiva, che doveva mettere dei punti fermi sulla vicenda dell’azienda di via Gregorcic dichiarata fallita.
Le speranze erano ridotte al minimo, ma nonostante tutto si sperava al miracolo. Le nubi che però avevano coperto l’istituto famoso per i suoi dolci, nei giorni scorsi, ben presto si erano trasformate in un temporale. Ora i lavoratori devono stare a casa. Non c’è speranza di ripresa dell’attività con un nuovo padrone o guida. “La Wal-Cor di Cremona ha confermato in maniera definitiva di non essere più interessata a rilevare la Sweet: per questo, ha abbandonato il tavolo delle trattative – ha detto il segretario della Feneal Uil Andrea Di Giacomo -. Nel corso dell’incontro di questa mattina (ieri, ndr) il curatore fallimentare, il dottor Giuliano Bianco, ha consegnato le lettere di licenziamento ai 53 dipendenti. Ha chiesto alle maestranze di firmare anche una conciliazione ma noi abbiamo suggerito loro di lasciare stare”.
Michela Marson, invece, segretaria della Fai-Cisl per Gorizia e Trieste, che nei giorni scorsi aveva lasciato delle dichiarazioni non proprio felici nei confronti sia del curatore fallimentare (“È stato sempre latitante”) che della Confindustria (“Su questa vertenza è stata completamente assente”). “Il dottor Bianco ci ha propinato una conciliazione che è una sorta di liberatoria. Ovviamente, non l’abbiamo firmata. Che dire? Ho trascorso le ultime giornate attaccata al cellulare in attesa di una chiamata che potesse portare notizie positive ma queste non sono arrivate. Ero consapevole che c’era bisogno di un miracolo ma in momenti come questi dobbiamo attaccarci ad ogni minima speranza. L’amarezza è grandissima perché si tratta dell’ennesima realtà industriale che chiude i battenti a Gorizia, peraltro in una città che non brilla, di certo, per insediamenti produttivi. Ora cercheremo di attivare, con l’aiuto importante della Provincia, dei percorsi di ricollocamento”.
Non è necessario neanche sottolineare che molti dei dipendenti non hanno preso affatto bene la cosa. Tra l’altro, delle 53 maestranze, 33 sono donne. Ed è notorio a tutti quanto sia più difficile per le donne essere ricollocate in un luogo di lavoro. Ecco perché i sindacati non hanno mai celato la loro preoccupazione.
“Non vorremmo che la Wal-Cor (azienda che in passato si era interessata a rilevare la Sweet ma che poi ha fatto un passo indietro) rilevasse ugualmente ma in un secondo momento la linea produttiva, disinteressandosi dei 55 lavoratori. Speriamo di sbagliarci”, hanno ripetuto più volte nel recente passato le forze sociali. Tali timori, oggi, sono diventati più attuali.