La proprietà dello storico marchio dell'intimo di lusso ha annunciato un piano di riorganizzazione che prevede il taglio di 120 dipendenti nello stabilimento di Bologna
Fumata nera al tavolo di crisi del gruppo La Perla. La storica azienda di intimo di lusso, controllata dal febbraio 2018 dalla società anglo-olandese Tennor (ex Sapinda), non ha intenzione di fare marcia indietro e anche di fronte a sindacati e Regione Emilia-Romagna ha confermato il taglio di 100-120 addetti impiegati nello stabilimento di Bologna. Dopo l'annuncio degli esuberi, a fine giugno, il primo luglio era stato indetto uno sciopero (cui hanno aderito il 100% dei lavoratori) che ha preceduto il presidio andato in scena il giorno successivo sotto le torri della Regione, sede del tavolo di crisi. Qui i rappresentanti dei lavoratori hanno incontrato per circa tre ore l'ad Pascal Perrier, alla presenza degli enti territoriali. "L'azienda ci ha comunicato il rifiuto sia al ritiro del licenziamenti sia alla sospensione della procedura che riguarda il futuro di questi 126 lavoratori - ha detto al termine del summit Sonia Paoloni, segretaria nazionale della Filctem-Cgil - peraltro senza presentare alcun piano industriale".
Gli esuberi di circa un quarto del personale, in totale i dipendenti sono 428, riguarderebbero in particolare lavoratrici addette allo sviluppo del campionario e del design, attive nei reparti creazione e innovazione. Il timore è che questo sia il primo passo verso un disimpegno totale da parte della holding che nel 2013 aveva rilevato La Perla dalla famiglia Scaglia (che a sua volta l'aveva acquistata all'asta dopo il crac della gestione degli americani di Jh Partners). Già all’epoca le rappresentanze sindacali avevano espresso dubbi sulla capacità di garantire uno sviluppo solido dell'azienda da parte di un gruppo che aveva grossi investimenti nel mondo dell’immobiliare ma non nel lusso. Nei giorni scorsi Tennor aveva motivato la decisione con la necessità di avviare “un piano di riorganizzazione, non più rinviabile, che prevede la razionalizzazione di funzioni non collegate alla produzione diretta”. Secondo la Holding lo scopo del piano sarebbe quello di “riportare in equilibrio la gestione operativa dell’azienda, in sofferenza da quasi vent'anni”. Per i sindacati, invece, la decisione mette “a rischio la continuità produttiva del sito di Bologna, impoverendo il bagaglio professionale che ha reso La Perla il marchio riconosciuto in tutto il mondo”. Peraltro, proprio su questo piano riorganizzativo, al tavolo di crisi non sarebbero pervenuti dettagli. Di certo c'è che l'imprenditore tedesco Lars Windhorts, il volto dietro la Tennor, non è nuovo ad operazioni finanziarie, per così dire, 'avventurose' e al limite della legalità. Sulla crisi dell'azienda di lingerie di lusso è intervenuto anche il segretario della Cgil Maurizio Landini, che in una nota ha affermato: "Inspiegabile questa decisione, su 1.200 persone dipendenti nel mondo, la proprietà sceglie di eliminare cento persone a Bologna, dove risiede il know how del leader del mercato nell’intimo".