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La nave del naufragio venduta all'asta per 650mila euro


La Lady Aziza il 28 dicembre si scontrò con un mercantile turco che affondò. Morirono sei persone. Dopo tre anni la vendita per 650mila euro

A prima vista, la Lady Aziza sembra una nave dimenticata. Ce ne sono, nei porti italiani: ferrovecchi o poco più, lasciati a languire lungo le sponde degli scali locali dagli armatori in rovina, a volte battenti bandiere di Paesi ormai scomparsi. Ma la storia della Lady Aziza, nave ormeggiata nella Darsena di Ravenna, è diversa. La nave è sotto sequestro da quando, alla fine del 2014, fu protagonista di un tragico naufragio. 

Era il 28 dicembre e una fitta nebbia insieme ad un vento fortissimo a cui si è aggiunta neve si stava abbattendo sulla costa Adriatica. Condizioni marittime estreme, che gli stessi protagonisti di quella giornata - alcuni con molti anni di navigazione alle spalle - ammisero di non avere mai visto. E’ in questo contesto che la Lady Aziza, battente bandiera del Balize ma con equipaggio siriano, si scontra con un altro mercantile, il Gokbel, turco.

A bordo di quest’ultimo c’erano undici persone. Morirono in sei, compreso il comandante. Fu una giornata drammatica per il porto di Ravenna, i cui strascichi giudiziari continuano ancora oggi. La Lady Aziza è finita sotto sequestro e dal 2016 è stata sistemata in Darsena di città, l’ex porto commerciale della città interessato oggi da una importante opera di riqualificazione. Nell’ottobre del 2017 c’è stato ancora spazio per la nave nella cronaca cittadina, quando a seguito di un forte vento ruppe gli ormeggi, intraversandosi. Stavolta niente danni. Nei giorni scorsi, però, il mercantile è andato all’asta.

La vecchia Lady Aziza, a giudicare dal prezzo con cui è stata venduta, ha ancora un certo appeal: base d’asta 300 mila euro ma i rialzi l’hanno spinta fino a quota 650mila euro. Ad acquistarla un armatore inglese evidentemente non troppo scaramantico. Tra qualche settimana la nave del naufragio potrà tornare a vedere il mare aperto, evitando di finire come qui vecchi relitti di cui spesso si sente parlare.

 


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