Bancarotta

Bancarotta da coronavirus per J Crew, la griffe amata da Michelle Obama


Il Coronavirus non perdona. L'inevitabile lockdown che ha obbligato alla serrata di grandi magazzini e negozi ha innescato una reazione a catena sull'economia mondiale e in particolare su quella americana che vede sgretolarsi uno degli imperi storici dell'abbigliamento stellestrisce. Nei giorni scorsi, infatti, il brand J.Crew Group, attivo da oltre mezzo secolo con i marchi J.Crew e Madewell, ha dichiarato bancarotta. Nato nel 1947 da un catalogo di vendita diretta, negli anni il retailer di abbigliamento era divenuto una potenza del settore con più di 500 negozi e fan d'eccezione come Michelle Obama. La crisi innescata dalla pandemia ha fatto di J.Crew la prima vittima eccellente nel settore delle vendite al dettaglio americano. La società ora starebbe lavorando ad un accordo con i suoi creditori per ristrutturare il debito e ottenere una linea di credito da 400 milioni di dollari. La legge fallimentare statunitense consente infatti di tenere aperta un’azienda in grave crisi a patto di pagare i creditori e avviare un piano di risanamento. Da quanto si apprende J.Crew avrebbe già raggiunto un patto con le banche per convertire in azioni una parte del debito da 1,65 bilioni di dollari. Tutto ciò nella speranza di poter ripartire quanto prima. Per il momento Madewell, il marchio più profittevole, rimarrà sul mercato. Gli store dell’azienda ora resteranno chiusi, come stabilito dalle misure anti-coronavirus in vigore, ma sarà possibile continuare a comprare online. J.Crew è stata fondata nel 1947 come azienda di moda a conduzione familiare che offriva vestiti da donna economici. Nel 1983 ha cambiato nome e si è specializzata nel cosiddetto stile “preppy”, quello usato dai ragazzi americani di buona famiglia che frequentano college facoltosi. Qualche anno dopo, nel 1989, ha aperto il primo negozio nella 5th Avenue in New York City. Nel 2008 il marchio venne "consacrato" dalla first lady Michelle Obama, che alla domanda su quanto avesse speso per i vestiti indossati durante la campagna elettorale del marito, rispose che era un economico mix di J. Crew. La bancarotta collegata al coronavirus ha colpito quasi 15000 dipendenti di cui 10000 part time. La compagnia ha dichiarato nell’ultimo anno fiscale quasi 80 milioni di perdite nette, con un buon miglioramento rispetto ai meno 120 dell’anno successivo e un guadagno di 250 milioni di dollari, che comunque non sono bastati ad evitare il crac. Anche perché l'emergenza sanitaria che ha congelato le vendite ha dato la spallata decisiva. Dai vertici del Gruppo, tuttavia, trapela ottimismo: "Mentre attendiamo di riaprire i nostri punti vendita il più rapidamente possibile e in sicurezza, questa ampia ristrutturazione finanziaria consentirà alle nostre attività e ai nostri marchi di prosperare per i prossimi anni", le parole di Jan Singer, l'amministratore delegato di J Crew.


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