Crisi Aziendali

Covid, le imprese familiari le più resistenti alla crisi


Non sono immuni, ma di certo sembrano reagire con più vigore alla crisi globale innescata dalla pandemia mondiale. Le imprese familiari, colonna vertebrale del sistema economico nazionale dato che generano circa l’80% del Pil, sono, secondo il rapporto Credit Suisse Family 1000: Post the Pandemic, le realtà che meglio si sono adattate alle mutate condizioni ambientali e di mercato. Nonostante la bufera Covid-19, le aziende familiari continuano infatti a mostrare performance più elevate in tutte le regioni e i settori rispetto alle altre dando segnali di maggiore resilienza. Secondo gli studiosi, le imprese familiari tendono ad avere caratteristiche difensive sopra la media che consentono una buona tenuta, soprattutto in periodi di stress di mercato. E i dati sui rendimenti dei primi sei mesi dell’anno supportano questa tesi mostrando una crescita con utili più elevati rispetto alle imprese non familiari. Secondo l’analisi, infatti, dal 2006 la crescita dei ricavi generati dalle imprese familiari ha superato di oltre 200 punti base quella delle altre imprese e questo sembra valido sia per aziende piccole che grandi. Al tempo stesso, le imprese familiari tendono a essere più redditizie: per esempio, gli utili medi sul flusso di cassa superano di circa 200 punti base quelli generati dalle imprese non familiari. La ricerca si basa su di un campione di oltre 200 aziende familiari cui è stato chiesto quanto fossero preoccupate per il Covid-19 in ottica futura. Nonostante l’impatto sulla crescita degli utili di quest’anno, le aziende intervistate sembrano considerare la pandemia leggermente meno preoccupante per le prospettive future rispetto a quelle non familiari. Hanno inoltre fatto minore ricorso ai congedi per il personale (46% contro 55%). Dal sondaggio è emerso che le imprese familiari si sono concentrate di più sulle politiche sociali sin dall’inizio della pandemia e al rafforzamento di quell'approccio di investimento a lungo termine che le differenzia e rafforza, a quanto pare, rispetto alle imprese non familiari. Il modello finanziario tradizionalmente più conservativo delle imprese familiari, basato su un minor grado di indebitamento e su una solida generazione di flussi finanziari, sembra, infatti, rivelarsi la risorsa chiave per resistere alla crisi e vincere la sfida legata agli effetti del coronavirus. In particolare le imprese familiari hanno fatto meno affidamento sul supporto statale all’occupazione per il congedo del personale, scelta che riflette indirettamente la loro responsabilità sociale. Le imprese familiari sono, dunque, in vantaggio in questa fase. Ma devono utilizzare questo 'plus', come scrive Alessandro Scaglione, esperto di general management, da più di vent’anni al fianco di diversi imprenditori, per progettare la propria continuità, oggi a rischio per via degli aspetti anagrafici delle imprese stesse. Il 50% degli imprenditori familiari al comando ha infatti più di 60 anni e la metà di questi più di 70. Il mondo del family business deve sfruttare l'occasione per pianificare quel passaggio generazionale che spesso viene rimandato per timore di incorrere in un fallimento che sarebbe vissuto come una macchia indelebile in quel dna transgenerazionale a rischio di mutazione permanente e di certo, in caso di sopravvivenza, di mutazione in qualcosa di diverso dall'impresa familiare primigenia.


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