Studi e Ricerche

Pmi, in Europa il 50% a rischio fallimento entro i prossimi 12 mesi


Da qui al settembre 2021 il 55% delle piccole e medie imprese europee rischia il fallimento, e più della metà sarebbero operative nei settori del turismo, accoglienza e ristorazione. A dirlo lo studio sugli effetti economici del Covid-19 pubblicato dalla società di consulenza McKinsey condotto ad agosto e i cui risultati sono stati resi noti solo da pochi giorni, proprio mentre la pandemia sta tornando prepotentemente a spaventare il Vecchio Continente. Gli analisti hanno preso in esame oltre 2.200 imprese attive in cinque stati: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Ebbene, secondo le loro proiezioni, la metà, alla luce dei ricavi degli ultimi mesi e nel caso essi si mantenessero ancora ai livelli attuali, potrebbe andare incontro ad una chiusura definitiva entro un anno. Il tutto al netto delle misure di supporto implementate dai rispettivi governi. Circa il 70% degli imprenditori intervistati ha dichiarato che i propri ricavi si sono sensibilmente abbassati a causa della chiusura imposta dai provvedimenti anti-pandemici, uno su cinque si è detto preoccupato di non riuscire a coprire i debiti e di dover licenziare i propri dipendenti, il 28% ha annunciato la cancellazione dei progetti futuri. Guardando ancora più al breve termine, entro sei mesi una piccola o media impresa su dieci rischia il fallimento (circa l’11%) e, stando alle stime, a pagare il dazio maggiore sarebbero le attività dei Paesi in cui le misure di contenimento sono state più stringenti come Italia e Spagna dove i cali dei ricavi avrebbero toccato punte rispettivamente del 30% e 33%, mentre in Germania le perdite si sono fermate in media al 21%. La situazione non migliora se si considerano le prospettive per il futuro: il 30% degli imprenditori spagnoli teme di non riuscire a ripagare i debiti rispetto al 14% di quelli tedeschi. In Italia e in Francia il 22% delle imprese (il doppio rispetto alla media europea) teme per la propria sopravvivenza nei prossimi sei mesi. Tra i settori più a rischio ci sono accoglienza e ristoratori (14%), servizi amministrativi (13%) e il business agricolo (15%). Finora il 20% delle pmi in Europa ha fatto domanda di sussidi economici, mentre un altro 30% prevede di farlo a breve o l'ha fatto dopo agosto, mese cui si riferisce lo studio. Tra le domande del questionario, agli imprenditori del Vecchio Continente era infine stato chiesto cosa prevedessero in caso di peggioramento della pandemia, cosa che purtroppo sta avvenendo: davanti a un calo dei ricavi di un ulteriore 10%-30%, entro i prossimi 12 mesi potrebbero fallire circa il 77% delle pmi in Europa. Guardando in specifico all'Italia, sarebbero novantamila circa le imprese pronte a chiudere entro la fine dell’anno. Negozi, bar, ristoranti, ma anche alberghi e bed & breakfast che, secondo i conteggi di Confesercenti, hanno deciso dimettere una data di conclusione alla propria attività: 31 dicembre 2020. A questa potenziale ecatombe vanno aggiunte anche le mancate aperture causa Covid: 20mila negozi che non sono nati per via di investimenti troppo alti e soprattutto incerti. Secondo le stime dell'associazione, infatti, nei primi 6 mesi dell’anno sono stati aperti 9mila esercizi in meno rispetto al 2019. Un altro dato spaventoso, che ben esplicita le difficoltà di ristorazione e agricoltura, è quello diffuso da Coldiretti. Secondo la principale organizzazione agricola italiana, il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha un effetto negativo a cascata sull'agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre 8 miliardi per la mancata vendita di cibi e bevande nel 2020. Sulla base dei dati Ismea, per gli acquisti extradomestici per colazioni, pranzi e cene fuori casa è stimato un calo del 40% su base annuale. Una drastica riduzione dell'attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.