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Impresa e crisi: troppo difficile avviare nuove iniziative


Secondo quanto emerge da un recentissimo report elaborato dal Centro studi di Confindustria, l'Italia è un Paese che - nonostante una naturale vocazione all'impresa - manifesta crescenti segnali di scoraggiamento nei confronti delle nuove iniziative. In maniera ancora più chiara, fare impresa all'interno dei confini tricolori è sempre più difficile, e i facili entusiasmi dei giovani imprenditori sono presto stretti tra tasse, burocrazia, credito arduo da ottenere e tanto (troppo) altro.

I numeri di Confindustria

Stando alla ricerca di Confindustria, la quota di lavoratori indipendenti sul totale degli occupati è del 24,9 per cento, con un livello che è dunque molto più elevato rispetto a quanto suggerisce la media comunitaria, e doppio rispetto a quanto accade ad esempio in Francia o in Germania. Tuttavia, il numero rischia di celare quanto la crisi abbia contribuito "a ridurre la voglia di avviare nuove iniziative: il 78% degli imprenditori ritiene che rispetto al passato l'avvio di una nuova impresa sia più complicato" - dichiarano dal Centro studi.

Rimane, comunque, una buona percezione dell'imprenditore: il 53 per cento degli italiani ha ad esempio un’opinione positiva della figura imprenditoriale, anche se rispetto al passato è peggiorata per il 45,5 per cento degli interpellati. Ancora, il 41,3 per cento giudica gli imprenditori competenti mentre il 19 per cento pensa che l'imprenditore sia una persona onesta e corretta.

La perdita della vocazione imprenditoriale

Ancora, il report Confindustria afferma come la vocazione imprenditoriale degli italiani stia gradualmente scemando. Ad esempio, il tasso di natalità delle imprese è sceso dal 12,5 per cento del 2006 all'8,1 per cento del 2014, a causa principale della congiuntura negativa e della crisi del modello di sviluppo industriale. Ne deriva che - si legge nelle righe del dossier - emerge chiaro "un senso di scoraggiamento dei potenziali nuovi imprenditori: oggi, fra gli italiani, il 44 per cento sceglierebbe un lavoro indipendente contro il 51 per cento del 2009".

Per quanto attiene le determinanti che stanno rendendo difficile l'apertura di una nuova impresa, i diretti interessanti annoverano per il 54,3 per cento le tasse, per il 45,7 per cento la burocrazia, per il 37,7 per cento l'accesso al credito.

Risulta altresì di interesse notare come il 41,2 per cento delle imprese sia di prima generazione, con una quota che ha una tedenza in aumento, mentre il 48,5 per cento è stato avviato in passato dalla famiglia.

Le dichiarazioni di Confindustria

Come ricordato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, il direttore del Centro studi di Confindustria, Luca Paolazzi, ha affermato che gli imprenditori "sono cruciali per uscire dalla crisi e traghettare il Paese nel futuro" e che nonostante l'alto numero di imprenditori il nostro Paese tenta però a ripartire. "Per rilanciare la crescita - ha spiegato Paolazzi - occorre fermare la manina anti-impresa, questa è la priorità numero uno, e bisogna arricchire l'imprenditorialità". Tra gli elementi maggiormente indicati, una spinta a istruzione e formazione, più facile accesso alla finanza, riduzione delle barriere all'imprenditorialità femminile e all'immigrazione qualificata.


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