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Ilva: a che punto siamo con piano industriale e inchiesta


Il gruppo è stato acquisito a primavera da Arcerlor Mittal e l'obiettivo è tornare ad essere leader in Italia per la produzione di acciaio. Nodo esuberi, ma la trattativa è ripartita

Questa settimana il governo farà il punto su due partite molto delicate: Alitalia e Ilva. Mentre dell’ex compagnia di bandiera ci siamo occupati diverse volte, è ora il momento di fare il punto sull’acciaieria pugliese, ex colosso statale entrato in crisi per vicende legate anche all'ambiente e passato nella primavera scorsa al gruppo Arcelor Mittal, colosso industriale mondiale del settore dell’acciaio.

Il piano Industriale Ilva

Una decina di giorni fa l’azienda ha annunciato il suo piano industriale, dal valore di 2,4 miliardi di euro in sette anni. Di questi, 1,25 saranno dedicati ad investimenti industriali, gli altri in progetti ambientali, uno dei punti più delicati di tutta la storia dell’Ilva di Taranto. L’obiettivo dichiarato è quello di tornare ad essere uno dei maggiori fornitori di acciaio in Italia, producendo nel 2023 un totale di 10,2 milioni di tonnellate annue di grezzo. Nei cinque anni che intercorrono tra il 2018 e il 2023 la produzione sarà attorno ai sei milioni di tonnellate.

Il piano ambientale Ilva

Nel contesto del piano industriale di Ilva, Ancelor Mittal stanzierà 1,15 miliari di euro destinati a contenere le emissioni atmosferiche e migliorare gli scarichi. Tra gli investimenti principali, ci sono 300 milioni per i parchi minerali, 172 per le bonifiche, 167 per il trattamento delle acque reflue.

Il nodo del personale Ilva

Una delle criticità maggiori emerse, che ha provocato la reazione dei sindacati e anche del governo, riguarda gli esuberi. In totale ne sono previsti quattromila. I numeri - emersi ad ottobre - hanno provocato le proteste da parte dei lavoratori e i sindacati hanno proclamato lo sciopero. Perplessità anche dal governo, che ha annullato il tavolo e si è schierato con i dipendenti. Nel nuovo piano industriale le assunzioni previste sono diecimila e comprendono anche il riassorbimento del personale licenziato. La trattativa è così ripartita, soprattutto perché l’azienda ha garantito lo stesso inquadramento salariale che, invece, doveva essere azzerato nella prima proposta con gli scatti retributivi destinati a ripartire. Rimangono le forti perplessità della Fiom Cgil.

La vicenda giudiziaria Ilva

Va avanti nel frattempo il procedimento giudiziario a carico della famiglia Riva che gestiva il gruppo fino al crac. Adriano Riva a maggio ha patteggiato due anni e mezzo dopo la rinuncia della famiglia a 1,3 miliardi di euro che erano in conti esteri. Soldi oggetto di una transazione che saranno utilizzati per la bonifica dello stabilimento ambientale. Stralciate invece le posizioni dei suoi nipoti (figli dello scomparso Emiliano Riva, fratello di Adriano). Per Fabio e Nicola Riva il patteggiamento è stato negato.Pochi giorni fa, però, per un vizio di forma, la posizione di Nicola Riva è tornata indietro di un passo: quello della chiusura delle indagini preliminari. Per lui è quindi ancora possibile il patteggiamento. Per Fabio Riva l’udienza davanti al gup è stata aggiornata al 21 febbraio.


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