Ipoteca

Il Porto d'Imperia, l'ipoteca e il probabile fallimento


La scelta dei commissari giudiziali nominati dal tribunale fallimentare obbligherà nei giorni a seguire le banche creditrici, l'Agenzia delle Entrate e il Comune di Imperia a far capire le proprie strategie nella partita che ha in ballo la salvezza o il fallimento della Porto di Imperia.

Di recente i commissari, i commercialisti torinesi Stefano Ambrosini e Filippo Ferrari Loranzi hanno relazionato il giudice Ottavio Colamartino che ha fissato l'udienza per revocare il concordato e la dichiarazione di fallimento, convocando per il 14 maggio anche la procura della repubblica.

La situazione sembra essere così definita: l'amministratore unico della Porto spa Giuseppe Argirò ha portato avanti, fin quando possibile il piano concordatario approvato dal giudice per evitare il fallimento. Adesso le sorti del Porto di Imperia spettano agli altri soggetti coinvolti: le banche che detengono la famosa e contestassima ipoteca da 140 milioni (ottenuta da Bellavista Caltagirone e "scaricata" sulla parte pubblica) devono spiegare se accettano le condizioni di Argirò, ovvero se hanno intenzione di rinunciare alla pretese e partecipare al rilancio del porto con la possibilità di recuperare parte di quanto le società di Bellavista Caltagirone non hanno mai rimborsato.

Il Comune, che ha un terzo della spa, da parte sua deve rendere noto cosa ha deciso relativamente alla revoca della concessione.

Altra spada di Damocle è l'azione dell'agenzia delle entrate di Imperia che per sollecitare la procura aveva ordinato un sequestro da 140 milioni per un'evasione fiscale che sarebbe stata posta in essere da coloro che erano i precedenti amministratori della spa (quelli che adesso sono processati a Torino per vari reati dalla truffa al falso). Il sequestro era stato annullato dalla commissione tributaria provinciale ma permane la pratica in corso di accertamento, ovverosia della possibile sanzione che è legata all'inchiesta della magistratura al momento in una fase di stallo.

Dunque, il piano di Argirò che aveva convinto il giudice e i numerosi incontri che l'amministratore della Porto ha avuto con i vari attori della intera vicenda sembravano poter portare ad una reale definizione dell'accordo. Ma gli altri soggetti coinvolti stanno facendo dei passi indietro e allora i commissari dicono che è tempo di chiudere. Il 14 maggio si potrà capire se sono state accolte le proposte di Argirò o se invece arriverà il fallimento che porterà l’intera struttura sotto il controllo del Comune con le banche (Bnl, Unicredit, Carige, Monte dei Paschi, Efibanca, Banca Popolare dell'Etruria) che cercheranno di recuperare quei soldi così investiti con grande generosità nel gruppo Acquamarcia.


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