Fallimento

Il fallimento delle imprese a L'Aquila


Il fenomeno si diffonde sempre più e rischia di coinvolgere decine di imprese e lavoratori nel momento in cui la ricostruzione nel centro storico sembra aver preso la giusta strada, a L’Aquila. Le grandi aziende non pagano fornitori e subappaltatori che dopo aver prestato il proprio servizio spesso non hanno nulla in mano oppure sono costretti ad aspettare tempi biblici per il pagamento.
Questo è quanto denunciato in audizione in quinta commissione Garanzia e controllo da Fausto Pulcini, titolare di una ditta di materiali edili, che insieme ad altre ventuno aziende ha realizzato un comitato ristretto per costituire la cosiddetta "massa critica" e cercare di far fronte alle esigenze del mercato.

“Il volume d’affari sviluppato dalle ditte che rappresento sviluppa un volume d’affari di 104 milioni di euro ed occupa oltre duecento persone: di questi soldi 20% è rappresentato da crediti che non riusciamo a recuperare subappaltatori o da ritardi nei pagamenti che spesso si prolungano per mesi” spiega Pulcini.

Circa venti milioni sono venuti meno all’economia aquilana, con una sofferenza di titolari e maestranze. Secondo Pulcini si tratta di “Un fenomeno legato soprattutto alle imprese "mordi e fuggi" che hanno operato in città e che sono scomparse o che è difficile rintracciare per riscuotere le somme dovute».

La categoria e  i general contractor sono state difese dal presidente Ance L’Aquila, Gianni Frattale, che ha chiesto che vi sia una maggiore trasparenza proprio dagli stessi subappaltatori e fornitori: “Se ci sono delle irregolarità o dei ritardi chiedo che forniscano nomi e cognomi. Io sono perché tutti vengano pagati fino all’ultimo centesimo se hanno lavorato, ma bisogna fare chiarezza”.

Il presidente degli Edili, infatti, ha fatto riferimento a norme emanate dal Governo le aziende possono avere il pagamento dello stato avanzamento lavori solo quando presentano tutte le documentazioni in regola, comprese quelle relative al pagamento di fornitori e subappaltatori.
C’è poi la questione sulle settemila imprese e partita Iva del cratere: quella sulle tasse sospese dopo il terremoto che una legge dello Stato prevede che vengano restituite in dieci anni con abbattimento del 60%.

E questo accresce ancor di più il loro rischio di fallimento.

La situazione è stata complicata dalle circolari Inps e Inail che chiedevano il 100% della restituzione dei tributi non versati, sulla base dell’interpretazione governativa dell’ex ministro Fornero, che paventò l’ipotesi degli aiuti di Stato.
Il governo Monti non notificò all’Unione Europea l’agevolazione, che andava considerata ’illegale’ Per questo, in attesa della decisione della Commissione, la norma doveva essere applicata nei limiti del de minimis, cioè della soglia di 200mila euro.


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