Asta Giudiziaria

I Ricatti dietro le aste: arresti in Abruzzo


Ritirarsi da un'asta dietro corrispettivo di denaro rientra pienamente nella fattispecie del reato di estorsione ed è costato le manette al titolare di un’agenzia immobiliare di Chieti, Alvaro Marino Di Primio e ad un suo dipendente di Pescara, Christian Rosito. L’arresto è avvenuto in flagrante in Piazza San Giustino per opera del nucleo dei Carabinieri coordinati dal capitano Aldo Manzo.

Facciamo allora un passo indietro per analizzare la dinamica dei fatti: un cittadino di Guardiagrele, provincia di Chieti, partecipa ad un’asta giudiziaria perché interessato ad un locale commerciale messo al pubblico incanto e adiacente ad una sua proprietà. La volontà di aggiudicarsi il bene di cui sopra lo porta infatti a rialzare di un sesto il prezzo proposto da Alvaro Marino Di Primio, assegnatario provvisorio.

A questo punto parte il tentativo di estorsione: il signor Di Primio chiede cinquemila euro per ritirarsi dalla gara. L’appuntamento viene fissato nel bar adiacente a Palazzo Achille ed è qui che è scattato l’arresto di Di Primio e Rosito, colti in flagrante con una cambiale in tasca dai carabinieri preventivamente avvisati dall’acquirente. I due, tramite gli avvocati difensori, hanno comunque da subito negato ogni tentativo di estorsione quantificando nei cinquemila euro richiesti solo un risarcimento per le spese legali precedentemente sostenute per partecipare all’asta giudiziaria e sottolineando come sia poco verosimile configurare un’estorsione per mezzo di cambiale.

Saranno i giudici del Tribunale di Chieti ora a decidere se si tratti effettivamente di estorsione o se se configuri esclusivamente una fattispecie di turbata libertà degli incanti ex art. 353 c.p.


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